Pronti alla ripartenza, ma mancano i turisti. Gli albergatori sardi si sono attrezzati per la fase 2 dell'epidemia da coronavirus predisponendo controlli e protocolli di sicurezza sia per quanto riguarda le sanificazioni delle strutture - camere ma anche corridoi, ascensori e altri spazi comuni - sia per gli assembramenti, solo che adesso mancano i turisti. Perché quelli sardi non bastano.

"Gli alberghi - sottolinea Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna - non sono mai stati chiusi, almeno quelli che lavorano tutto l'anno e che hanno ospitato le persone autorizzate a spostarsi durante il lockdown, gli altri restano per il momento chiusi alla clientela e probabilmente riapriranno dopo la prima metà di giugno, quando ci saranno i voli nei tre scali sardi. Bisogna ricordare - aggiunge - che il fatturato del turismo locale incide solo per l'1% dell'intero fatturato di stagione, anche se le presenze rappresentano l'8% e gli arrivi il 12%. In questo caso molti clienti sono lavoratori che si spostano da nord a sud dell'Isola".

Resta da capire quali saranno le regole per il passaporto sanitario, il documento che verrà rilasciato a chi arriva nell'Isola a partire dal 3 giugno (questa la data stabilita per gli spostamenti tra le regioni) e che prevede controlli sanitari da effettuarsi prima della partenza o subito dopo l'arrivo.

Ma, chiariscono gli albergatori, è impossibile che questi test vengano eseguiti nelle loro strutture, salvo il caso in cui la Regione non fornisca il supporto di medici autorizzati a questo tipo di interventi.

(Unioneonline/s.s.)

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