Via Roma vuota a Cagliari ricorda da vicino quella del periodo della serrata decisa qualche anno fa dall'allora sindaco Massimo Zedda. Eppure è completamente diversa. In quei giorni estivi i baristi si erano spinti oltre i portici sistemando alcuni tavolini sulla pavimentazione stradale, mentre sul lato mare le auto continuavano a passare indisturbate. Oggi il silenzio circonda tutto il fronte del porto e sembra di assistere a un film post apocalittico. Nessuno (o quasi) in giro, veicoli scomparsi. Il largo Carlo Felice non è da meno, piazza Yenne è deserta. Corso Vittorio Emanuele, trasformato in ritrovo della movida serale da quando è diventato zona pedonale, è un tunnel privo di vita che passa attraverso due file di palazzine.

Via Manno a Cagliari (Manunza)
Via Manno a Cagliari (Manunza)
Via Manno a Cagliari (Manunza)

Le strette stradine medievali dei quartieri storici sono silenziose e buie. Il continuo echeggiare del rumore dei passi trasforma Castello in un rione desolante, un quadro che si ripete identico in mezza città. Marina, Stampace, Villanova. Poetto. Genneruxi. San Benedetto.

L'effetto coronavirus è piombato nel capoluogo e in tutta l'Isola con un certo ritardo rispetto al nord Italia e ha avuto un effetto meno devastante sul piano dei contagi e delle vittime. Ma il risultato pratico non è stato dissimile. Col passare dei giorni, e dei decreti legge emessi dal Governo, le strade si sono svuotate, gli uffici hanno dimezzato il personale, il numero di veicoli sulle strade si è fortemente ridotto, le attività commerciali hanno chiuso i battenti con tutte le conseguenze del caso sui posti di lavoro. Il successivo florilegio di ordinanze regionali e comunali, precisazioni, decreti della presidenza del Consiglio dei ministri e nuovi decreti legge ha spesso provocato confusione, dubbi e difficoltà da parte di famiglie e singoli residenti sulla giusta interpretazione. Quando la ministra degli Interni ha spiegato la possibilità, per i genitori, di andare in giro (uno alla volta) col proprio figlio per un'ora all'aria aperta, subito frotte di madri e padri si sono riversate sulle strade e nei parchi (quelli aperti). Così la mattina seguente il premier ha dovuto precisare che le regole precedenti restavano valide: dunque, si esce solo per gli ormai tre famigerati motivi di lavoro, assoluta urgenza e sanitari. Ma identici problemi si erano presentati riguardo varie tipologie merceologiche da aprire, sulla possibilità di passare da un territorio comunale all'altro per badare alle proprie abitazioni e al proprio orto, sulla necessità di andare a trovare un parente malato, sugli esercizi commerciali che potevano restare aperti, sulla possibilità di fare la spesa in un market vicino a casa ma di fatto in un altro Comune, piuttosto che in un ipermercato all'interno del proprio paese ma ben più lontano. E sulla complessa definizione di "attività motoria" all'aperto, consentita sì (a seconda dei casi e di cosa si intenda per attività motoria) ma solo nelle vicinanze dell'abitazione e comunque da soli. O forse no: dipende dall'ultima ordinanza, dal prossimo decreto legge, dalla futura precisazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Via Garibaldi a Cagliari (Muanunza)
Via Garibaldi a Cagliari (Muanunza)
Via Garibaldi a Cagliari (Muanunza)

Eppure in tutto questo caos burocratico, nel creare il quale l'Italia è maestra, i cagliaritani e i sardi in generale hanno dimostrato di saper seguire le indicazioni (tranne qualche rara eccezione da mettere nel conto) e di essere rispettosi delle regole. Motivo per cui gli esperti e le amministrazioni politiche di tutti i livelli ritengono di poter contenere l'incidenza della diffusione del virus, col problema però dell'esplosione registrata nel Sassarese dove i contagi hanno interessato soprattutto il personale sanitario (è in corso una doppia inchiesta penale). Le città invece si sono svuotate. Le immagini riprese la sera da un elicottero della Guardia di finanza hanno mostrato un capoluogo privo del classico movimento di auto e persone nel centro storico (era l'ultimo weekend di marzo), con piazze e strade libere dal caos standard di un sabato e una domenica; ma anche un tour diurno rende perfettamente l'idea di cosa abbia provocato il Covid-19 in città. Un vuoto assoluto, desolante, preoccupante reso ancor più evidente percorrendo il centro storico a piedi in una qualunque di queste mattine.

Lo scorso 27 marzo papa Francesco sotto la pioggia, davanti a una piazza San Pietro a Roma deserta, ha chiesto aiuto a Dio: "Non lasciarci in balia della tempesta. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, sulle nostre strade e sulle nostre città". Un grido di dolore che Cagliari ora si appresta a replicare davanti a un santo amato da tutti, credenti e atei. Efisio, martire guerriero, nel Seicento ha salvato la città dalla peste e da allora ogni anno il suo simulacro viene trasportato lungo le strade del capoluogo per dirigersi a Nora e sciogliere il voto. E nel 1793 ha scatenato un fortunale sul Golfo degli Angeli affondando la flotta di francesi che assediava la città. In questi secoli solo nel 1917 il santo non è sceso tra la folla adorante: oggi la battaglia contro un nemico invisibile e subdolo mette a rischio per la seconda volta nella storia la processione, però nessuno (tranne poche eccezioni) vuole prendere in seria considerazione l'ipotesi di tenere chiuse le porte della chiesa di Stampace. L'assembramento di fedeli in attesa del passaggio del santo sarebbe un veicolo straordinario per il contagio; ma per la quasi totalità dei fedeli, convinta che Efisio sia capace di compiere un nuovo miracolo, non far uscire il cocchio sarebbe un presagio di sventura. Le autorità studiano il da farsi. I cagliaritani aspettano fiduciosi. Certi che sia necessario sciogliere il voto anche quest'anno. E che magari, poi, le strade torneranno a riempirsi. Come pochi mesi fa. Sai mai che Efisio contribuisca anche ad accelerare la scoperta di un vaccino per mandare definitivamente in archivio la pandemia.
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