Pubblichiamo oggi le riflessioni di Ciriaco Offeddu su classi business e economiche: la prima attrattiva, certo, ma costosa. La seconda sempre più spesso al limite della decenza. E non si parla solo di compagnie aeree

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I costi di un volo di diecimila chilometri (carburante, piloti e staff, ammortamento dell'aereo, tasse aeroportuali, ecc.) vengono a stento coperti dalla vendita dei biglietti dei passeggeri della classe economica, quando questa è completamente occupata. Per guadagnare qualcosa, le compagnie aeree devono quindi essere attrattive per i passeggeri della business class, il cui biglietto costa tre/sei volte, perdonate l'approssimazione, più di quello pagato per l'economica.

C'è anche la prima classe, è vero, e anche quella che oggi è chiamata Premium, a mezzo tra la business e l'economica, ma possiamo prescindere e iniziare il ragionamento considerando solo due macro classi, non cambia.

Seguitemi: per invogliare i passeggeri business occorrono importanti investimenti, è chiaro. Poltrone più comode (in realtà sono oggi veri e propri letti), cibi migliori, coincidenze comode, spazi riservati in aeroporto, ecc. Dall'altra parte, si riesce invece a riempire la classe economica solo spingendo la leva del prezzo. Chi è costretto a viaggiare pur avendo mezzi limitati (anche i turisti sono in un certo senso "costretti", pensiamoci) compie le sue ricerche cercando ovviamente di spendere il meno possibile. La competizione per quanto riguarda la classe economica avviene dunque sul prezzo del biglietto; per quanto alla business, valgono anche comodità, servizio e immagine.

Non parlo in questa sede di addestramento dei piloti, di qualità degli aeromobili e della loro manutenzione, e dunque della sicurezza. Sicurezza che distingue le compagnie di livello A dalle variegate rimanenti. Diamo per scontato che viaggiamo con buone società. Che cosa sta succedendo oggi? La competizione si sta allargando, come prevedibile in un settore in espansione, e l'attenzione verso la classe economica sta conducendo a una scrematura dei servizi sino ad arrivare a un minimo comune denominatore (posto + bagaglio a mano + valigia leggera), oltre il quale tutto è a pagamento. Questo è il trend. Le compagnie che non hanno ancora livellato al basso, tuttavia hanno ridotto drasticamente l'offerta: per dodici ore di viaggio, spesso il passeggero ha diritto a una bottiglietta d'acqua (per non disturbare le hostess durante il viaggio), a un vassoietto misero per il pranzo e uno altrettanto asfittico per la colazione.

Nel mio ultimo viaggio con una primaria compagnia europea, la colazione comprendeva un piccolo wurstel pallido, una composta inqualificabile di patate, un panino freddo, un rettangolino di burro e un caffè. Le compagnie devono guadagnare, è ovvio, e tutto viene pesato e valutato. Ma attenzione, avventuriamoci ora in un viaggio parallelo ben preciso: quello quotidiano per la nostra salute. Chiariamo subito: su questo lo Stato non deve guadagnare! Deve invece investire per assicurare la salute dei propri cittadini, secondo la nostra Costituzione. Il che vuol dire anche garantire l'adeguata ricerca e formazione, dignità ed equità. Il nostro aereo di livello A (senza corruzione e cattiva gestione, e senza mire di guadagno) non ha classi, ma un grande spazio destinato a servire in maniera ottimale e senza privilegi tutti i cittadini, un compito che è prima di tutto etico e sociale.

Non è utopia, ma solo rispetto delle regole che noi stessi ci siamo dati. Da notare peraltro che l'investimento sulla cura della salute della popolazione ha comunque un ritorno impressionante anche in termini economici - basta considerare quanto incidano oggi le malattie sociali. Il nostro viaggio, dunque, il nostro aereo si ripaga abbondantemente nel tempo, pur non essendo questo l'obiettivo primo. Il neoliberismo imperante e senza regole sta invece forzando sulla Sanità un concetto di privatizzazione crescente e molto proficua per i beneficiari.

Il risultato è una prima classe (peraltro non trasparente) in cui le cure prestate sono al massimo livello; una business class larga e invadente (oggi occupa circa il 25% dello spazio, e cresce rapidamente), con servizi solo a pagamento; una classe economica in cui vige una bieca contrazione del servizio; una classe ancor più economica, al fondo, dove tutto è ulteriormente misero e in ritardo (si pensi all'indecenza/indisponibilità delle case per anziani). Non circolano più steward ma agenti assicurativi. Pensiamoci bene: l'aereo del nostro scontento e dei guadagni illeciti decolla quotidianamente.

Ciriaco Offeddu

Manager e scrittore
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