Il tempo è scaduto. Alida Paluchowski, donna di ferro alla guida del Tribunale fallimentare di Milano, stamane non avrà bisogno di usare il termoscanner per misurare la febbre dei contendenti. Da settimane la temperatura finanziaria intorno al possibile naufragio del secolo è alle stelle. Il termine è fissato per oggi. Il decreto prefallimentare non è una lezione di catechismo. Tempi stringenti, ordini perentori, disposizioni senza appello. Per Onorato & C. una sola via d'uscita: un salvagente credibile oppure le secche fallimentari per Moby - Cin - Tirrenia. Armatori, avvocati e creditori incalliti stamane, però, quasi certamente, non entreranno nel Palazzaccio. La trasmissione di atti e documenti sarà per via telematica, colpa del Covid e non solo. Nel quadrilatero economico, giudiziario, affaristico e armatoriale la partita si gioca da settimane senza esclusione di colpi come si conviene ai thriller economico - finanziari dove in ballo ci sono cifre impossibili.

Alle costole

Onorato ha debiti da capogiro. Gli stanno attaccati alle costole tutti coloro che in questi ultimi otto anni gli hanno "prestato" una valanga di milioni per comprare la Tirrenia e non solo. Deve 160 milioni alle banche, 295 milioni li attendono come acqua nel deserto gli obbligazionisti del bond negoziato nella Borsa di Lussemburgo. Battono cassa i fornitori delle compagnie: 39,3 milioni di euro. Risulta un buco di 140 milioni di euro anche verso le proprie imprese controllate. E poi c'è il pozzo senza fondo dello Stato italiano: Onorato gli deve restituire 180 milioni di euro mai pagati per l'acquisto della compagna pubblica, la famigerata Tirrenia, venduta nel 2012 senza gara e al limite del regalo pubblico. Una montagna che sfora, complessivamente, gli 800 milioni di euro.

Notte nei sobborghi

La lunga notte appena trascorsa si è giocata nel deserto dei sobborghi finanziari milanesi e inglesi, americani e non solo. I bookmakers scommettono sulla richiesta di un ulteriore rinvio, gli ultimi 60 giorni che Onorato può chiedere al Tribunale fallimentare. Di certo la motivazione del rinvio non può essere quella del Covid. Il collegio dei Giudici era stato chiaro: entro il 28 ottobre il patron di Mascalzone Latino deve presentare una proposta definitiva di concordato preventivo, piano e documentazione completa o una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti. Il colpo di scena, però, non ci sarà. E' probabile, invece, che per richiedere lo slittamento della resa dei conti il carteggio conterrà qualche lettera d'intenti. Le voci di corridoio non confermate ammettono che la trattativa è stata serrata con almeno due interlocutori: Clessidra Srg e Europa Investimenti. Fondi dediti a operazioni di salvataggio, ma con un portfolio insufficiente a colmare la voragine profonda dei debiti di Moby e Cin-Tirrenia.

Dal cemento alle navi

Per Clessidra, fondo guidato dal re del cemento Carlo Pesenti, non sarebbe la prima volta con Onorato. Nel 2012 comprarono di fatto insieme la Compagnia Italiana di Navigazione, la ex Tirrenia, attraverso il Fondo Clessidra Capital Partners. Quote di co-controllo destinate a passare totalmente nelle mani dell'armatore napoletano che nel 2015, indebitandosi sempre di più, rilevò il 100% della compagnia. Clessidra vanta un patrimonio netto a fine giugno 2020 di 22,5 milioni e nuovi fondi per salvare, a basso costo, società in debito di ossigeno. Sempre troppo poco per salvare una flotta carica di debiti come non mai. Stesso discorso per l'altra compagine: Europa investimenti. Il suo core business la dice tutta sulla filosofia: «investe in asset di varia natura incardinati in situazioni complesse».

Cercano fallimenti

Lo dicono senza timore: cercano società in procedura concorsuale quali amministrazioni straordinarie, liquidazioni coatte amministrative o selezionate nell'ambito di oltre 120.000 fallimenti. Insomma, rincorrono le società sull'orlo del fallimento. Anche in questo caso, però, i numeri sembrano insufficienti. Nell'ultimo anno Europa Investimenti ha acquistato "crediti deteriorati" per 100 milioni. Poca roba rispetto a quello che Onorato deve a banche, bondholders e Stato. In questo quadro è difficile pensare che un debito di 800 milioni, compresi i 180 che deve allo Stato italiano, possa essere scambiato per quattro soldi. La proposta circolata è stata rigettata come irricevibile: paghiamo il 25% del debito. I creditori si sono fatti due conti: con il fallimento si spunterebbe molto di più. In ballo c'è il valore delle navi, seppur rivalutato, che finirebbe per coprire una buona parte del debito. In realtà, tra i fondi speculativi, c'è chi spera ancora nello Stato da mungere. Quei 73 milioni all'anno per la continuità territoriale da e per la Sardegna fanno gola. E qualcuno si è illuso che possano essere eterni. La realtà è ben diversa. La convenzione non è prorogabile. Chiunque lo facesse sconfinerebbe nel penale, viste le denunce già presentate a tutti i livelli. E le indagini aperte da Europa e Anticorruzione. A questo si aggiunge il quadro inquietante che sta emergendo sul piano finanziario dall'analisi delle rotte in convenzione. Un vero e proprio scandalo italiano. Pubblichiamo i dati elaborati attraverso i registri ufficiali di scalo, sia aereo che marittimo, rilevabili nel sistema informativo dei trasporti della Sardegna. Nell'ultimo anno pre-Covid, da e per la Sardegna, sono transitati 14 milioni di passeggeri. Cinque milioni e 255mila via nave e otto milioni e 815mila via aereo. La Cin - Tirrenia, secondo questa elaborazione, ha trasportato nelle rotte in convenzione appena 729.719 passeggeri, il 5,2% dei passeggeri movimentanti nell'Isola. Un dato che sta facendo sobbalzare tutti gli organismi preposti al controllo delle casse statali.

Regalo milionario

Per il 5,2% dei passeggeri lo Stato avrebbe erogato, dunque, la bellezza di 73 milioni di euro all'anno. 584 milioni di euro in otto anni. Un dato al quale si aggiunge un ulteriore elemento: si tratta delle rotte più costose in assoluto e con le navi più vecchie. Onorato lo sa bene e non vuole perdere un solo centesimo di quel regalo di Stato. Per questo motivo ha già fatto scattare la strategia del caos dei trasporti. Dal prossimo 9 novembre, rilevabile nel sito ufficiale, risulta cancellata la tratta Cagliari - Civitavecchia, da sempre rotta tutelata dalla continuità territoriale. Senza nessun preavviso risulta cancellata, così come altre rotte verso la Sicilia risultano non prenotabili. Un servizio pubblico effettuato con navi, come la Moby Corse e la Moby Dada, con oltre 40 anni di vita e usura a gogò. Onorato confida nelle proteste dei sardi e non solo, magari per farsi prorogare la convenzione e conquistare qualche altra elargizione di Stato. Al palazzaccio di Milano, però, non si emozionano facilmente. E Alida Paluchowski, notoriamente, scrive sentenze, non favole.
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