Piscine chiuse e conti in rosso.

Dai gestori di 36 impianti sardi, insieme alla Federazione italiana nuoto Sardegna, arriva una richiesta di aiuto alla Regione per evitare il collasso.

L'ipotesi avanzata è quella di un contributo a fondo perduto per le spese di energia elettrica, idrica, prodotti chimici, canoni e di linee di credito, garantite dalla Regione, a tasso zero, con una percentuale a fondo perduto gestito dalla Sfirs. Difficile pensare a una ripartenza a giugno.

"Coronavirus permettendo - si legge una lettera appello firmata dal collettivo 'Uniti... FIN da sempre' - la ripartenza da settembre causerebbe uno stop complessivo dei nostri impianti di sei mesi. Difficile sostenere un'attività con spese vive distribuite su tutto l'anno solare, quando l'effettivo lavoro si è concentrato in un lasso di tempo dimezzato".

Si rischia - spiegano i gestori - di tenere al palo un'attività che coinvolge cinquantamila praticanti.

"Tra loro - si legge ancora nella lettera che ha come destinatario anche il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas - ci sono neonati, bambini, giovani, diversamente adulti, 3/a e 4/a età, tra cui le donne in gravidanza, convalescenti impegnati nel recupero da post traumi o post-ictus. Senza dimenticare il mondo della disabilità fisica, visiva e intellettivo relazionale che pratica il nuoto (nella maggioranza dei casi unica alternativa disponibile) come terapia nei piani personalizzati previsti dal testo normativo della Legge 162".

(Unioneonline/F)
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