L'ipotesi di tornare al lavoro è sempre più remota per i 50 dipendenti sardi dell'Euronics Galimberti, azienda lombarda che opera nel settore degli elettrodomestici e dei prodotti di elettronica, distribuiti nell'Isola in due punti vendita, a Sestu e nella zona di Predda Niedda a Sassari.

Per quest'ultimo punto vendita (chiuso nel 2018, come quello di Sestu ) proprio in questi giorni c'è un ulteriore novità, che sa quasi di beffa: l'ex stabile in cui operava Euronics è stato affittato dal proprietario a dei commercianti cinesi, che stanno già scaricando le proprie merci.

Una pietra tombale per i dipendenti sassaresi, che segna il definitivo affossamento delle loro speranze.

Per tutti i lavoratori sardi l'unica prospettiva reale è recuperare il TFR accumulato in anni di lavoro, cifre importanti che darebbero almeno una boccata d'ossigeno alle famiglie degli oramai ex dipendenti, che come tutela hanno il Naspi (una specie di ex cassa integrazione ) sino a ottobre 2020. Dopo sarà il buio. Alcuni di loro sono ultracinquantenni e le loro prospettive nell'attuale mercato del lavoro sono nebulose.

Le uniche speranze sono riposte nell'udienza del 26 novembre a Milano, in cui il giudice deciderà il fallimento o l'accogliemento del concordato preventivo chiesto dall'azienda, procedimento che non vedrebbe tutti i creditori d'accordo e che farebbe saltare tutto, compresa la liquididazione del TFR ai dipendenti, che in questo caso dovranno rivolgersi all'Inps.

Euronics è una di quelle aziende piene di debiti colpite dalla globalizzazione, dalla liberalizzazione del commercio e dalla proliferazione dei centri commerciali, sorti in questi ultimi anni come funghi.

"Ho seguito personalmente la vicenda Euronics - spiega Maria Teresa Sassu, segretario generale Filcams Sassari - Le attuali regole del commercio sono certamente gravose e pericolose per i lavoratori, ma in questo caso ci sono precise responsabilità nelle strategie del board aziendale, non al passo con i tempi. Sinora è stata una vertenza difficile e come sindacato abbiamo cercato di fare il massimo, anche a livello nazionale, per salvaguardare i posti di lavoro".

Il portotorrese Gianni Azzica è tra quelli che rischiano seriamente di essere travolti dalla situazione: "Ho 58 anni e una famiglia da mantenere. A questa età, a qualche anno dal pensionamento, chi mi prende a lavorare?".

Gli fa eco Gavino Delogu, 54 anni di Sassari, ex responsabile punto vendita: "Siamo quasi disperati, per aiutare l'azienda abbiamo accettato l'accordo di solidarietà. Non è servito a nulla e sono praticamente spariti".

Giuseppe Vacca, 44 anni di Villanovaforru, ex dipendente del punto vendita di Sestu, rincara la dose: "Ho due figli, sono perito informatico e mando curriculum a tutti. Nessuna risposta. Per fortuna ho mia moglie che lavora. Altrimenti sarei in mezzo alla strada".
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