Fra le molte indagini effettuate in tema di flussi migratori e di ripercussioni in ambito economico e sociale per il nostro Paese, una in particolare spinge a qualche riflessione.

E a riportarla sono i quotidiani lavoce.info e il Sole 24 ore, secondo cui in Italia l'aumento di 1 punto percentuale della quota di cittadini stranieri sulla popolazione totale porta, in media, a una riduzione della spesa sanitaria regionale pro capite di circa 70 euro.

Il dato considera, ovviamente gli immigrati regolari, che sono tuttavia in crescita: se all’inizio degli anni Duemila gli immigrati regolari erano meno del 3 per cento della popolazione totale, nel 2015 rappresentavano oltre l'8 per cento.

Oltre il 90 per cento degli stranieri proviene dai paesi che l'Istat definisce “a forte pressione migratoria” e a basso reddito, e sulla scelta del nostro paese come destinazione potrebbe dunque influire significativamente la migliore accessibilità ai servizi assistenziali, sanitari ed educativi rispetto ai paesi di origine. Tutto ciò porterebbe a pensare ad oneri più elevati per la spesa sanitaria nelle regioni che ospitano più immigrati, ma in realtà non è così.

“Dopo aver controllato per i possibili nessi di causalità inversa tra le due variabili e per le imposte regionali destinate al finanziamento della spesa sanitaria, e dopo aver rimosso altri fattori di attrazione per gli immigrati – spiega il Sole 24 ore - troviamo che all'aumentare del numero di stranieri residenti sulla popolazione regionale si osserva, in media, una riduzione della spesa sanitaria pro capite. Il risultato è coerente, ad esempio, con le stime contenute nel bilancio fiscale dell'immigrazione per la regione Lombardia per il 2016, secondo cui la spesa sanitaria regionale pro capite per gli stranieri era pari a meno di tre quinti di quella complessiva”.

E la relazione negativa tra immigrazione e spesa sanitaria è confermata “anche quando si tiene conto del diverso grado di efficienza dei sistemi sanitari regionali, ossia l'effetto non è attribuibile alla concentrazione degli immigrati nelle regioni che offrono servizi sanitari in modo meno costoso”

Ovviamente su tutto ciò influisce l’età degli stranieri in Italia, che si concentra nella fascia 15-64 anni e dunque meno bisognosa di assistenza sanitaria.

Si tratta ora di capire quanto il buono stato di salute dei nostri stranieri potrà durare, questo in rapporto a fattori di rischio come povertà, impiego in occupazioni pericolose, malsane e degradanti e stili di vita poco salutari.

(Unioneonline/v.l.)
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