Il commissario De Luca vorrebbe fare solo il poliziotto. Indagare, risolvere casi intricati come fanno i detective della letteratura gialla, acciuffare i colpevoli e sbatterli in galera. Si ritrova però a vivere in tempi complicati, in piena Seconda guerra mondiale, in un’Italia sconvolta dal conflitto e in una Bologna che vive la sua stagione più difficile, l’inverno del 1944. Fa freddo in città, c’è poco da mangiare e il fronte lungo cui combattono tedeschi e Alleati è sempre più vicino mentre partigiani e Brigate nere si fronteggiano senza esclusione di colpi. È L’inverno più nero, come recita il titolo del nuovo romanzo di Carlo Lucarelli (Einaudi, 2020, euro 18,00, pp. 312. Anche Ebook), quello in cui De Luca si ritrova inquadrato nella polizia politica di Salò e sprofonda in un inferno sempre più tetro di violenza e sopraffazione. Vengono però rinvenuti tre cadaveri nel pieno centro di Bologna e il commissario può finalmente svolgere il compito che gli riesce meglio: indagare. Ma c’è chi manovra nell’ombra per giocare brutti tiri al nostro investigatore.

A trent’anni di distanza dal suo esordio nelle librerie con il romanzo Carta bianca, ritroviamo il commissario De Luca ancora una volta invischiato in intrighi politici e lotte di potere con cui non vorrebbe avere niente a che fare. A Carlo Lucarelli chiediamo come prima cosa perché recentemente ha deciso di tornare a questo personaggio che ha rappresentato il suo esordio letterario:

"In effetti dopo il primo, ho scritto altri tre romanzi con protagonista De Luca negli anni Novanta. Poi l’ho abbandonato per un ventennio circa. La ragione di questo ritorno sta probabilmente nel fatto che il mio commissario si ritrova sempre ad avere a che fare con la storia d’Italia e con i misteri del nostro Paese: giochi di potere, politica. Sono cose di cui ho parlato a lungo nella trasmissione televisiva Blu Notte che è andata in onda dal 1998 al 2012. Quando ho smesso di raccontare i misteri italiani in Tv quelle storie che riguardavano il nostro Paese non sapevo più dove narrarle. Allora è tornato De Luca, immerso come al solito in mille intrighi".

Questa volta ritroviamo il commissario in un momento particolarmente buio per il nostro Paese…

"Quello del 1944 fu uno degli inverni più drammatici della storia d’Italia, un vero inverno nero. Fu una stagione di disperazione, di violenza, di paura, soprattutto a Bologna dove è ambientato il libro".

Cosa accadde in quel 1944 a Bologna?

"In quell’inverno Bologna era a pochi chilometri dalla linea del fronte e per un periodo subì pesanti bombardamenti perché era un importante snodo ferroviario. A un certo punto l’arcivescovo della città e il podestà riuscirono a ottenere sia dai tedeschi sia dagli Alleati che la città venisse risparmiata dai combattimenti. Migliaia di persone ritornarono a Bologna considerandola un luogo sicuro e nel centro storico, che ospita circa 80 mila persone oggi e sembra già affollato, si ritrovarono a vivere 600 mila individui. Assieme agli esseri umani c’erano poi gli animali che i contadini avevano portato in città perché non venissero razziati. Insomma, Bologna era un immenso campo profughi oltre al terreno dove agivano partigiani, fascisti, tedeschi. Una situazione terribile, che però lascia molto spazio di racconto a uno scrittore".

Anche per De Luca l’inverno del 1944 è un momento terribile, un momento di svolta. Come mai?

"Si ritrova a lavorare nella polizia politica di Salò, non è quello che vorrebbe e segnerà il suo destino per sempre. Il suo desiderio sarebbe di fare il detective che dà la caccia agli assassini e risolve i casi alla Sherlock Holmes. Però vive in un momento complicato e per di più commette una serie di errori per cui non riesce mai a uscire dalla trappola in cui è finito. E questo gli porta sempre nuovi guai".

De Luca sembra sempre sul punto di diventare un eroe però poi gli manca qualcosa. Cosa gli manca?

"Il coraggio. Gli manca il coraggio di guardare dalla parte giusta, di scegliere e avere coscienza delle conseguenze della scelta fatta. È un personaggio positivo fino a che ci limitiamo alla trama poliziesca dei romanzi che lo vedono come protagonista. Per il resto si trova invischiato negli ambienti peggiori del momento storico in cui vive. La mancanza di coraggio però non è un problema solo personale di De Luca. È un problema dell’Italia e di noi italiani che spesso abbiamo evitato di fare scelte precise e ci siamo trovati nei guai".

Molto italiano quindi De Luca?

"Sì, molto. Quando penso a cosa ho raccontato nei miei romanzi, non solo con De Luca ma anche con personaggi contemporanei come l’ispettore Coliandro, alla fine mi dico che ho raccontato un certo modo di essere italiani".
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