«Se in un testo non c'è ritmo, nessuno lo leggerà». Parole di Murakami Haruki, autore giapponese, che da sempre accompagna il suo lavoro di scrittore alla musica, una sorta di complice testimone di infinite ore di lavoro. Chi ha letto i suoi romanzi sa quanto sia importante la musica, e come alle parole scritte faccia costantemente da sfondo uno spartito musicale. “Assolutamente musica” è il titolo del suo ultimo suo lavoro, un libro-conversazione, scritto insieme a Ozawa Seiji, direttore d'orchestra giapponese, che per ventinove anni ha guidato la Boston Symphony Orchestra. Lo pubblica Einaudi nei Supercoralli (303 pagine, 19,50 euro) e sembra apparentemente destinato a cultori della musica classica. O comunque a chi ha una buona confidenza con Beethoven, Brahms, Mahler o artisti jazz. (Bisogna ricordare che Murakami ha gestito giusto un jazz club a Tokyo, il famoso “Peter Cat”).

SCRITTORE E DIRETTORE D'ORCHESTRA - Basta superare un istante di diffidenza per addentrarsi in una gradevolissima atmosfera creata dall'intenso dialogo tra uno scrittore che “usa” la musica e un grande direttore d'orchestra che con la musica vive. Uniti da una profonda amicizia e dallo stesso grande amore, hanno deciso di raccontare quanto la musica è entrata nelle rispettive vite. L'occasione per farlo è una lunga convalescenza del direttore d'orchestra che lo tiene lontano dal podio per diverso tempo.

Seji Ozawa (Ansa)
Seji Ozawa (Ansa)
Seji Ozawa (Ansa)

Il risultato sono sei conversazioni e quattro interludi, tra un professionista e un appassionato, che vanno appunto da Beethoven ai collezionisti maniacali di dischi (ora c'è il grande ritorno del vinile), dagli spartiti di Brahms al legame tra musica e scrittura, da Mahler al blues, fino alla formazione di giovani musicisti. Ma non mancano aneddoti deliziosi come quello raccontato nel terzo interludio. Dice di un furto di bacchette a Filadelfia che il maestro Ozawa rubò a Eugene Ormandy, direttore d’orchestra e violinista ungherese. «Un giorno racconta Ozawa – me le aveva prestate. Erano fatte a mano e molto facili da usare. All’epoca non avevo abbastanza soldi per concedermi un lusso del genere. (...) Una volta ho aperto un cassetto e ne ho trovato diverse in fila, ne ho preso tre». Il furto fu scoperto. «Ho dovuto confessare. Sì, erano davvero fantastiche, somigliavano alla punta di una canna da pesca».

La copertina (foto Caterina Pinna)
La copertina (foto Caterina Pinna)
La copertina (foto Caterina Pinna)

LA MUSICA E IL PENSIERO - Remo Bodei, il grande filosofo recentemente scomparso, appassionato anch'egli di musica, diceva che questa "sposava bene il rigore matematico al pathos". La musica intesa dunque non solo come piacere d'ascolto ma come preciso schema sul quale organizzare un pensiero. Una sorta di ordito su cui tessere la trama. E Murakami lo dice apertamente: "Nessuno mi ha insegnato a scrivere, non ho mai imparato tecniche di scrittura, e per dirla tutta non ho mai studiato molto. Allora come ho fatto a imparare a scrivere? Ascoltando la musica. Cosa conta di più nella scrittura? Il ritmo. Se in un testo non c'è ritmo nessuno lo leggerà, perché mancherà quel senso del movimento che è come una pressione dall'interno, e porta il lettore avanti, pagina dopo pagina…I manuali di istruzione degli elettrodomestici, per esempio, sono tanto ostici perché sono completamente privi di ritmo. Invece uno scrittore esordiente resterà sulla scena solo se i suoi libri avranno ritmo, altrimenti sparirà subito".

L'IMPORTANZA DEL RITMO - Infine la stoccata ai critici: "Ho l'impressione che la maggior parte dei critici letterari non tenga in alcun conto questo fattore. Si limitano a commentare la raffinatezza dello stile, l'originalità del vocabolario…la coerenza della scrittura, il livello dei temi, le diverse tecniche narrative usate…secondo me, invece, chi non possiede ritmo non ha alcun talento letterario".

“Assolutamente musica” ha il merito di consentire al lettore di ascoltare una lunga conversazione colta su concerti, esecuzioni, approcci musicali, curiosità: sapevate per esempio che Karajan non voleva dirigere Mahler? Ne ancora un altro. Sveglia una grande voglia di sentire tutta la musica di cui si è parlato.
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