Qualcuno l'ha bollata come "asta macabra": si tratta della vendita all'incanto di oggetti che provengono dall'hotel Rigopiano, quello dove nel gennaio del 2017 sono morte 29 persone a seguito di una valanga che ha investito la struttura.

"Il 30 ottobre scorso a Pescara - spiega l'avvocato Romolo Reboa, che, insieme ai colleghi Gabriele Germano, Massimo Reboa, Silvia Rodaro, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli assiste le famiglie di quattro vittime - si è tenuta un'asta delle bottiglie di vino pregiato che si trovano nell'hotel e si sono salvate dalla valanga". A metterle in vendita è stato il curatore del fallimento 70/2010, "mentre non è conosciuto chi farà il macabro brindisi al prezzo di aggiudicazione di 1.800 euro come chi ha partecipato per rilanciare, dato che il prezzo base era di 700 euro".

Ma non solo: "Dalla lettura della perizia allegata al bando d'asta (COD. 2814910) emerge che sono in vendita anche moltissimi beni mobili dell'Hotel Rigopiano, la cui asta però è andata deserta - insiste Reboa - Ciò che ha sconvolto i miei assistiti è che vi è stata una macabra asta che ha visto più persone competere per assicurarsi le bottiglie della 'cantina della morte'".

"Il discorso non è in questi termini - ha risposto il curatore fallimentare dell'asta - si tratta di beni della società che gestiva l'albergo che era debitore nei confronti della procedura fallimentare e che sono stati ceduti a pagamento di parte del debito, non avendo altre risorse per pagarlo. Io, di conseguenza, con l'autorizzazione del giudice, li sto mettendo in vendita. Non c'è alcun collegamento tra i beni all'asta e le vicende che riguardano la valanga che ha poi travolto l'albergo, così come non c'entrano le vittime. Sono commenti speculativi. Tra l'altro, nell'area che è sotto sequestro - sottolinea - noi siamo entrati con autorizzazione della Procura della Repubblica e del Gip insieme ai carabinieri. Il fallimento è estraneo alle vicende dell'albergo, ripeto, perché di proprietà di terzi".

(Unioneonline/s.s.)

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