Per secoli muoversi a piedi è stata la condanna dei poveri, cioè della maggioranza della popolazione. A cavallo e in carrozza ci andavano, infatti, solo i ricchi mentre tutti gli altri mangiavano la polvere e si consumavano le scarpe su strade e sentieri. Poi è arrivata la motorizzazione di massa e camminare non è stata più una condanna dovuta alla condizione sociale. È diventata una scelta, legata spesso al tempo libero e al contatto con la natura.

Negli ultimi anni, si sono fatti però – è proprio il caso di dirlo parlando di camminate e camminatori – ulteriori passi in avanti: si è tornati a viaggiare a piedi. Sono stati riscoperti antichi sentieri, ripercorsi i tratturi creati dai nostri antenati per il lavoro nei campi o nei boschi oppure per seguire la transumanza delle greggi. Giovani e meno giovani sono stati tentati dalle antiche vie di pellegrinaggio che attraversano in lungo e in largo anche il nostro Paese. Un Paese che è ricchissimo di percorsi adatti ai nostri piedi, come ci racconta il giornalista e fotografo (ma soprattutto camminatore) Natalino Russo nel suo "L'Italia è un sentiero" (Laterza, 2019, pp. 200, anche e-book), viaggio attraverso percorsi più o meno conosciuti della Penisola. Proprio all'autore chiediamo come prima cosa dove ci portano i sentieri del suo libro:

"Lungo tutta la Penisola. Ritroviamo così i passi di Giustino Fortunato sui monti Lattari, quelli dell'inglese Edward Lear in Aspromonte e il cammino degli anarchici nei monti del Matese. Poi possiamo proseguire sulla via Vandelli in Toscana e nelle trincee della Grande Guerra. Non mancano poi gli itinerari religiosi, dalle vie francigene ai cammini di Francesco d'Assisi. E ancora, i percorsi classici di escursionismo e trekking, fino al grande sogno del Sentiero Italia: seimila chilometri e più di 380 tappe attraverso tutta la Penisola".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Percorsi per tutti i gusti quelli d'Italia

"La geografia del nostro Paese è segnata dai percorsi pedonali che sono stati creati nei millenni per le più diverse ragioni. L'Italia è così attraversata da tratturi, dalle vie che venivano usate per portare dal mare alla montagna il sale e dai monti alle coste la lana. Ci sono i sentieri legati alle guerre, alla religione. La Penisola è tutta una fitta rete di collegamenti. Per questo come titolo del libro ho usato l'espressione 'l'Italia è un sentiero'".

Ma c'è spazio per camminare nel nostro Paese?

"Effettivamente lo spazio è ridotto perché siamo un Paese piuttosto affollato e perché siamo molto indietro rispetto ad altre nazioni europee che già da anni hanno puntato molto sulla mobilità a piedi. E non parlo dei classici paesi nordici, ma anche di Germania, Gran Bretagna e Spagna. Forse questo ritardo è figlio di un retaggio culturale che collega il camminare a piedi, ma anche l'andare in bicicletta, con l’antica povertà. Ricordo sempre che una volta – ero ancora un bambino – ci venne a trovare a casa un’amica di famiglia che era stata in Olanda. Ci disse che era un bel Paese, che pareva moderno ma che in realtà gli olandesi erano conciati male perché andavano tutti in bicicletta!".

Ma camminare cosa ci offre di più rispetto ad altri modi di spostarci?

"Percorrere i luoghi con lentezza, concedendoci uno sguardo più approfondito, ci aiuta a ottenere consapevolezza del Paese in cui viviamo. Si scopre l'Italia cosiddetta minore, che in realtà è quella preponderante. Perché se non ci fermiamo, non parliamo con la gente, non ascoltiamo la pancia della provincia, alla fine non capiamo più l'Italia. A mio parere è quello che è successo alla politica, che ha dimenticato l'importanza di muoversi tra le persone. Nel libro racconto di Giustino Fortunato, che è il padre della Questione meridionale. Da intellettuale, da studioso diceva soprattutto ai giovani che è importantissimo innanzitutto studiare e leggere molto, ma anche mettersi le scarpe ai piedi e camminare, camminare il più possibile, se si vuole capire come vivono le persone, le loro esigenze".

Abbasso quindi la mobilità motorizzata e tecnologica?

"Assolutamente no. Come racconto nel libro, sono un fan della tecnologia e dei mezzi di trasporto e quindi non vedo il camminare come una via alternativa al trasporto motorizzato ma come complementare. Godiamoci la nostra fortuna: viviamo in un'epoca che ci mette a disposizione mezzi di trasporto favolosi per spostarci e questo ci affranca dalla necessità di camminare e fa sì che il camminare possa essere una scelta".

E la Sardegna come è messa a sentieri?

"Nel libro parlo del Sentiero d'Italia che passa anche nell'Isola. E personalmente ho percorso alcune tappe del percorso di trekking Selvaggio Blu a Baunei e l’ho trovato strepitoso. Mi hanno parlato della grande traversata del Gennargentu e mi attira molto. Anzi penso sarà una delle mie prossime camminate!".
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