Un importante edificio termale di età romana torna alla luce a Ortacesus, in località "Funtana bangius", grazie ai lavori compiuti, tra la seconda e terza settimana di settembre, dal professor Marco Giuman, docente di Archeologia classica all'Università di Cagliari, e i collaboratori Ciro Parodo e Gianna De Luca, che hanno provveduto alla pulizia e all'attività di rilievo tecnico scientifico dei resti archeologici.

L'attività di ricerca rientra all'interno del progetto "Ortacesus sub terris", iniziativa fortemente voluta dall'amministrazione comunale per la valorizzazione archeologica e turistica del piccolo comune della Trexenta.

"La ricetta per lo spopolamento? - spiega Edoardo Di Martino, capogruppo del progetto a Ortacesus - Investire sulla cultura. Noi abbiamo il dovere di dare alle nuove generazioni la possibilità di vivere grazie a un turismo sostenibile e culturale. Certo, nulla sarebbe stato possibile senza l'ausilio dell'Università di Cagliari e dei suoi studenti. Grazie alla convenzione siglata possiamo garantire la loro presenza per cinque anni nel nostro comune: speriamo si creino le condizioni per poter rinnovare altrettanti anni".

Il progetto "Ortacesus sub terris" si è parto a settembre 2018, quando alcuni studenti del dipartimento di Archeologia hanno svolto una prima campagna di ricognizione. In un secondo momento, nell'arco dell'anno, si sono concentrati nello studio del materiale archeologico rinvenuto alcuni anni prima nella necropoli punico-romana di "mitza de siddi". Sabato 5 ottobre si è invece conclusa la seconda campagna di "survey" che ha visto coinvolti altri dieci allievi dell'Ateneo.

Coinvolti in laboratori di scavo e altre attività anche 25 bambini tra i sei e gli 11 anni.

(Unioneonline/v.l.)
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