"Una donna orgogliosamente sarda, che ha fatto della sua appartenenza all'Isola non un limite ma una chiave di volta": sono le prime parole che Isabella Mastino, autrice di una nuova e interessante antologia dedicata a Grazia Deledda dal titolo "Ma io non vedevo quella luna", usa per raccontare l'autrice sarda vincitrice, nel 1926, del premio Nobel per la Letteratura.

Una descrizione, se l'accostamento non è irriverente, che tuttavia bene rappresenta anche questa giovane scrittrice sassarese.

Trentatré anni compiuti e mamma di Diletta, una ragazzina di 15 anni, studi classici e una laurea in giurisprudenza alle spalle, Isabella Mastino ha scelto di accantonare la sua professione di avvocato per dedicarsi ad approfondire, e divulgare, il pensiero di Grazia Deledda.

Un impegno che ha scelto di sposare in omaggio a quella scrittrice sarda da cui è stata sin dalla più tenera età affascinata, e che ha avviato pensando che se per il suo tramite "anche una sola persona avesse scelto di prendere in mano e riscoprirne un volume", il suo sogno avrebbe avuto il più degno coronamento.

Dopo cinque anni di studi e ricerche, Isabella Mastino ha dunque dato alle stampe Ma io non vedevo quella luna (casa editrice Alfa di Quartu Sant'Elena), un racconto, arricchito da interessanti citazioni, dei romanzi della Deledda in forma riassunta e semplificata.

Ci parli di come è strutturata la sua antologia.

"Il testo si articola in sette capitoli che ruotano attorno a cinque temi cari alla Deledda: la giustizia, la speranza, l'amore, l'intreccio fra volontà e umana e divina, e le diverse sfaccettature della genitorialità. In ciascun capitolo analizzo un romanzo dell'autrice che più mi sembra rappresentativo sul tema. E il titolo, reso nell'immagine di copertina dal mio compagno, il grafico Max Turrini, è un omaggio alla Luna, elemento immancabile nella poetica deleddiana. Una luna che può essere a volte d'oro, a volte pallida e giallognola, che a volte rispecchia l'animo umano e altre volte rappresenta quella luce che un personaggio non riesce a vedere. Nella vita ci sarà sempre, comunque vada, una luna a rischiarare la strada".

Come ha accolto il pubblico il suo lavoro, in Sardegna e fuori dai confini dell'Isola?

"Con grande attenzione ed entusiasmo, e in particolare nei piccoli centri della Sardegna. Le presentazioni fatte a Borore, ad esempio, o a San Teodoro così come ad Aglientu le conserverò per sempre fra i ricordi più cari. O ancora quella, recentissima, a Viadana, nel Mantovano, nei mesi scorsi al centro delle cronache per le vicende relative alla dimora locale della Deledda, di cui si diceva volessero 'oscurarne' la memoria: la realtà che ho trovato è stata molto diversa".

Ci spieghi meglio.

"A Viadana è stata organizzata una presentazione nel museo locale in cui sono conservati molti ricordi e cimeli legati alla Deledda, fra cui il suo amato pianoforte. Lì ho trovato una comunità orgogliosa e fortemente rispettosa della scrittrice sarda. A Viadana ci sono molte vie a lei dedicate, una bella targa ne omaggia la memoria proprio in quella casa al centro delle polemiche. E sono numerosi i comitati che ne tengono vivo il ricordo".

Crede che in Sardegna, e in Italia, si faccia oggi abbastanza per onorare la memoria della grande scrittrice?

"Sinceramente no. E le spiego perché: sono sarda, ho fatto studi classici, eppure a scuola mi hanno fatto accostare alle opere della Deledda in modo sbrigativo e superficiale. In Italia si è verificato, a mio avviso, un ostruzionismo quasi senza precedenti nei confronti delle sue opere. Un aspetto che l'assegnazione del Nobel ha in parte scavalcato, ma ciò che la Deledda ancora continua a scontare è l'assoluta originalità e l'indipendenza della sua opera".

Un'immagine da un incontro di presentazione (foto @IsabellaMastino)
Un'immagine da un incontro di presentazione (foto @IsabellaMastino)
Un'immagine da un incontro di presentazione (foto @IsabellaMastino)

Quali sono i suoi progetti futuri?

"Anzitutto un tour nelle scuole della Sardegna, per divulgare ai più piccoli la poetica deleddiana. E poi una nuova antologia in uscita entro l'anno, che sarà incentrata sul tema del viaggio. Con l'obiettivo, che non verrà mai meno, di divulgare il suo pensiero a quante più persone possibili. Grazia Deledda ha scelto di trattare temi universali, e questa è anche la motivazione che sta alla base del premio Nobel. Dalle sue opere traspare, ad esempio, l'amore per ogni sfaccettatura della vita, bella o brutta che sia, pensiero in cui ogni persona, di qualsiasi età, genere, origine o estrazione, può ritrovarsi. Diceva il saggista bulgaro Cvetan Todorov che 'la letteratura aiuta a vivere', perché 'aiuta a sostenere quella solitudine della vita'. Io, leggendo l'opera di Grazia Deledda, spesso mi sono sentita meno sola. E vorrei che così fosse per molte altre persone".

Virginia Lodi

(Unioneonline)

La copertina del libro
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