C'è un primo verdetto per l'omicidio di Dina Dore, la casalinga di Gavoi (Nuoro) uccisa nel garage della sua casa nel marzo 2008. Il Gup del tribunale dei minori di Sassari, Antonio Minisola, ha condannato a 16 anni Pierpaolo Contu, all'epoca dei fatti 17enne, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio su mandato del marito della vittima, Francesco Rocca, attualmente a giudizio come presunto mandante davanti alla Corte d'Assise di Nuoro.

Il pm Luisa Fenu aveva chiesto una condanna a 18 anni.

La sorella di Dina Dore, Graziella, si è detta soddisfatta per aver ottenuto finalmente giustizia, ma allo stesso tempo dispiaciuta per Pierpaolo Contu e per una sentenza che rovinerà la sua giovane vita.

L'avvocato Mariano Delogu, parte civile della famiglia Dore, ha sottolineato come si tratti di una sentenza importante in vista del processo che vedrà Francesco Rocca, marito di Dina, di fronte alla Corte d'Assise di Nuoro, con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio.

Contu e il marito della vittima, il dentista di 44 anni Francesco Rocca, erano stato arrestati dalla Polizia a distanza di cinque anni dall'omicidio, dopo una clamorosa svolta nelle indagini.

La sentenza è arrivata nel primo pomeriggio, dopo tre ore e mezza di camera di consiglio. Il giovane imputato, difeso dagli avvocati Gianluigi Mastio e Mariella Masia, ha sempre negato di aver ucciso Dina Dore, e anche nell'udienza di questa mattina, prima di ritirarsi per la sentenza, sono stati riascoltati dal giudice per una breve testimonianza - la loro audizione è stata disposta d'ufficio - il fratello della vittima Giuseppe Dore ed il cognato Rino Zurru.

Contu aveva detto che quando è stata uccisa la donna, lui si trovava in un bar di Fonni con loro, ma i due testimoni non hanno confermato questo particolare. Ventitré anni compiuti lo scorso 30 giugno, operaio, due fratelli, e fino allo scorso anno anche una fidanzata, Contu aveva una vita normale a Gavoi, fino al 2 novembre dell'anno scorso. Quando alcuni agenti di polizia lo prelevano da un bar del paese, lo portano in commissariato e cominciano a fargli domande circa la sua amicizia con Francesco Rocca, per sapere dove fosse la sera del 26 marzo 2008. Contu, poco dopo, telefonando alla mamma, le avrebbe detto "Mi stanno interrogando su delle pazzie". Ancora non sapeva che in un'altra stanza, il suo amico e compaesano Stefano Lai aveva raccontato alla polizia che proprio lui, quattro anni e mezzo prima, gli aveva confessato di aver ucciso Dina Dore, su incarico del marito. Contu verrà arrestato come Rocca soltanto dopo alcuni mesi, il 28 febbraio scorso.

Secondo quanto ricostruito dai magistrati della Dda di Cagliari e dalle Squadre Mobili di Cagliari e di Nuoro, quello che sembrava un tentativo di sequestro fu solo una messa in scena per cercare di nascondere il vero obiettivo di chi, nel marzo del 2008, aggredì la casalinga di 37 anni davanti agli occhi della figlia di appena otto mesi. Scartata la pista del rapimento, gli inquirenti avevano poi imboccato quella che portava al marito della vittima, il dentista Francesco Rocca, che ha sempre descritto la relazione con la moglie come idilliaca. In realtà tra i due c'era una forte tensione, come testimoniano i messaggi astiosi che si scambiavano i coniugi a ridosso del delitto. Inoltre, dalle indagini è emerso che il dentista aveva un'amante. E così, per liberarsi della moglie, avrebbe orchestrato il delitto - secondo l'accusa - poi materialmente eseguito da altri.
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