I eri Vincenzo “lanciafiamme” De Luca, con la sua ultima ordinanza sceriffesca ha annunciato che chiuderà le scuole della Campania fino al 30 ottobre. E nello stesso pomeriggio il presidente della Lombardia Attilio Fontana mette tutti gli studenti della Lombardia nella modalità della didattica a distanza. Due giorni fa il governo ha fermato i giocatori di calcetto, e i praticanti degli sport non professionistico.

Se pensi a Fontana e a De Luca e alle scuole, però, il tema è molto semplice, ed è questo: siccome non riescono a risolvere il problema della saturazione sui mezzi pubblici di trasporto locale, fanno pagare i ragazzi. Quello a cui stiamo assistendo, dunque è un lockdown a puntate, un lockdown arrivato passo dopo passo, che parte dal basso, ma arriva allo stesso risultato del primo: un lockdown al contrario. La domanda da farsi è: ma è davvero la cosa giusta da fare?

Se guardi la carta geografica dell'Europa l'Italia non è il Paese del dramma, come ci viene raccontato in queste ore, ma uno di quelli con il più basso tasso di contagi di tutto il continente, insieme alla Germania. Nulla ci dice che questa curva non salga, passando dalla crescita lineare a quella esponenziale va detto (perché le epidemie sono fatte così, e procedono per salti e accelerazioni) ma va anche aggiunto, con altrettanta franchezza, che l'enorme differenza rispetto ai luttuosi mesi della scorsa primavera, è che la stragrande maggioranza di questi contagiati oggi sono asintomatici.

N on sono malati. Per questo, al contrario della primavera scorsa, le terapie intensive non sono sature. Tuttavia, il dibattito sul Dpcm, le pressioni delle regioni per chiudere le scuole alla didattica in presenza (la prima richiesta fu avanzata da Luca Zaia e Stefano Bonaccini), le parole del ministro Roberto Speranza e le ordinanze di queste ore, sono tutti piccoli-grandi passi che ci pongono di fronte ad un nuovo dilemma, che riassumo così: un anno fa la posizione più impopolare era chiudere (e bene ha fatto Giuseppe Conte a chiudere, in quei giorni). Ma oggi - invece - la posizione più impopolare è tenere aperto. Oggi sembra facilissimo a questi governatori, e ai ministri tarati sul bisogno di consenso (anche in buona fede, magari) dire, al popolo degli spaventati: «Io ti proteggerò». E questo accade anche perché sarebbe molto più faticoso spiegare come si fa a tenere aperto.

Faccio un esempio che entra proprio nel vivo di queste ore: salvo eccezioni lodevoli, il sistema di tracciamento, che dipendeva dalle Asl, è saltato. Ecco perché chiudere risolve il problema, senza costringerti a rispondere alla domanda: ma cosa dovevi fare (e non hai fatto) perché tutto funzionasse? Il sistema dei tamponi è in tilt: chiudere risolve il problema - anche in questo caso - senza che tu, governatore in questione, debba rispondere alla domanda: ma tu, ministro, presidente di regione, hai fatto tutto quello che dovevi? Ma anche, di più: nella tua regione non ci sono i vaccini anti-influenzali. Ma tu, amministratore, perché non li hai comprati per tempo, e magari al prezzo giusto?

In primavera si poteva dire, mentre si adottava un rimedio medievale come la chiusura totale: nulla era prevedibile, in questa pandemia. Oggi invece dobbiamo dire: tutto era prevedibile, e tutto era previsto nei numeri di queste ore. Ed ecco perché, la politica che insegue il consenso, si inventa, (o arriva, quasi senza programmarlo), a questo grottesco lockdown a puntate: oggi chiudo un pezzettino, ma sono solo i bar, che ti frega. Domani chiudo le scuole, ma solo per gli studenti dell'ultimo anno. Poi chiudo le scuole per tutti, poi limiterò i trasporti per chi lavora, e poi, senza traumi, si ritorna tutti in casa.

Con alcuni misteri, però: perché se uno va a controllare i dati della Campania scopre che solo lo 0,075% degli studenti sono risultati positivi , solo 610 su 789.196. E se poi fai questo calcolo a livello nazionale, scopri che la media italiana è dello 0,080. Ecco perché, a costo di fare i guastafeste, il compito dei giornali che continuano a credere nella loro funzione, è quello di continuare a mettere in fila i fatti, i numeri e le dichiarazioni. E di dire ai politici del lanciafiamme e della quarantena che prima di far pagare il conto ai cittadini si devono fare l'esame di coscienza.

LUCA TELESE

GIORNALISTA

E AUTORE TELEVISIVO
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