I n principio fu Mario Draghi. Poi a imbracciare il bazooka, per ragioni diverse e fatte le giuste proporzioni, sono stati Giuseppe Conte e Christian Solinas. Passando per il … moschetto di Christine Lagarde. Soldi, tanti soldi per combattere una (in)immaginabile pandemia economica. Dopo non una ma cinque settimane di passione, gli italiani hanno ascoltato tanti buoni propositi.

M a soldi no, nulla, nemmeno il becco di un quattrino. Avevamo fame ieri, mangeremo, forse, domani o dopo. E magari soprattutto grazie ai sindaci, che si sono fatti in quattro per sbloccare i buoni spesa. Anche qui. Altro che bazooka, Conte & Compagnia hanno sparato a salve: armiamoci e partite. Diciamola tutta: a Roma hanno rifrullato 400 milioni (12 e mezzo per la Sardegna) che erano già dei Municipi per dare risposte a chi non riesce a mettere insieme pranzo e cena, da Sedini a Cagliari passando per Baradili. In questa partita, allora, grati ai sindaci. E a quei commercianti che, pur avendo bisogno di ossigeno per salvare la cassa dal Covid, accettano pagherò a 15-20-30 giorni. Bravi. E grazie.

Sia chiaro, nessuno invidia chi governa di questi tempi e ne va apprezzato lo sforzo. Va persino dato atto all'avvocato Conte di aver lanciato qualche bomba d'acqua nelle fila dei politici che sostengono le banche tedesche. Resta il fatto che nessuno, in Italia, ha visto il becco di un quattrino. Ricordate com'è finita con le domande online per avere l'elemosina da 600 euro dall'Inps, Istituto presieduto da Pasquale Tridico, il prof già superconsulente di Di Maio nella partita per il Reddito di cittadinanza? Il sito è andato in crash e dall'Inps non hanno saputo far altro che puntare l'indice contro gli hacker. Una pena. Una bugia. Una fake news. Non a caso Giuseppe Conte, alla prima conferenza utile… su Facebook, ha dovuto chiedere scusa agli italiani. Ma «la potenza di fuoco» - sono parole del nostro premier - arriva con l'annuncio dei 400 miliardi per dare liquidità alle imprese. Bene, bravi, bis. Ma come li spenderemo tutti questi soldi? E quando? E chi li gestirà? Sì, certo, c'è Sace, la Società del gruppo Cassa depositi e prestiti che, parole di un ministro pentastellato, può essere la nuova Iri. Sarà, ma il ricordo di quell'acronimo non suona sempre felice. Regia a parte, ma i soldi? Quanta fretta, signori. Il decreto va convertito. E poi qualcuno dovrà tradurlo, non crediate arrivi una roba facile facile. All'assemblea nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, qualche giorno fa, non l'hanno mandato a dire: «Per l'ennesima volta siamo di fronte ad un intervento che, invece di semplificare le norme come sarebbe necessario in un periodo di assoluta emergenza, finisce per complicarle in modo ingiustificato».

Nel frattempo ci sono imprese che pagano gli stipendi senza avere incassi, che saldano i conti con i fornitori. In un'Italia dove ormai siamo quasi tutti eroi, sono da applauso sincero e commosso. Bravi. E grazie.

C'è un problema. Il virus non attacca la burocrazia. E così succede che le tasse vengano prorogate per appena due mesi, «mentre lo Stato prende per sé due anni di accertamenti fiscali. Se facciamo indebitare le imprese per pagare le tasse vuol dire che non abbiamo capito nulla». Così parlò sul Corriere della Sera, giovedì, Carlo Bonomi, numero uno di Assolombarda, in corsa per la presidenza di Confindustria.

Dalla potenza di fuoco di Palazzo Chigi a quella di Villa Devoto passando per via Roma. Con voto unanime, il Consiglio ha destinato 120 milioni per sostenere chi ha perso il reddito. Il presidente della Regione ha illustrato ieri le istruzioni per l'uso, annunciando in un amen i pagamenti. Che bello, tifiamo per lui. Ma a proposito di voto unanime, ci torna in mente quello arrivato nell'assemblea del popolo sardo prima di Natale. Obiettivo: rafforzare l'agenzia Argea per mettere in pagamento 90 milioni di euro per le imprese agricole. Sapete com'è andata? È tutto fermo. Al punto che la commissaria di Argea, Patrizia Mattioni, ha scritto all'Unione Sarda. Qualcuno ha sorriso per il fatto che fosse proprio il commissario di un'agenzia regionale a denunciare «il peso soffocante della burocrazia». Ma l'attacco è forte e chiaro: «Alla politica, alle Istituzioni e a tutti i soggetti titolati a dare risposte». Con chi ce l'ha il commissario nominato dalla maggioranza? C'è più di un sospetto. «Ma non è accettabile che aiuti e pagamenti rimangano bloccati a causa di un sistema farraginoso, specialmente in una situazione in cui disporre di liquidità può fare la differenza tra la vita e la morte di un'azienda». Sapete chi lo scrive? Sempre la dottoressa Mattioni. Non servono commenti. Il presidente della Regione però, giusto ieri, Sabato Santo, ha preso un impegno con i sardi. In effetti, rispetto al quel voto alla vigilia di Natale, è cambiato il mondo. Abbiamo fame ieri. Mangeremo domani? O dopo? Tifiamo per il nuovo corso della macchina regionale. Ma è difficile scambiarci gli auguri con questi chiari di luna, persino storta. Ma oggi ci dicono che splenderà il sole. E anche domani. Lo guarderemo dalla finestra, certo, ma sempre sole sarà. Buona Pasqua, di cuore.

EMANUELE DESSÌ
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