I l Governo vacilla sulla prescrizione, che è diventata motivo di scontro tra gli alleati della maggioranza. È in gioco la credibilità dello Stato sulla giustizia.

Certo, se in Italia il servizio-giustizia fosse un'azienda sarebbe fallita da un pezzo. A causa, anzitutto, della durata non certamente ragionevole dei processi penali: dai dati del ministero della Giustizia la durata media dei processi penali risulta di circa due anni per il primo grado (dove sono pendenti 1,2 milioni di processi), 3 anni per l'appello (pendenti 270.000 processi), 8 mesi in Cassazione (pendenti 24.262 processi). L'irragionevole durata dei processi ha anche provocato fino ad oggi una marea di indennizzi (340 milioni di euro) che paghiamo noi contribuenti. Ma risulta anche che, ormai da decenni, l'80% dei reati si prescrive prima della sentenza di primo grado (in particolare, il 62% nella fase delle indagini preliminari, il 18% nel corso del giudizio di primo grado, un altro 18% nel corso del giudizio d'appello e solo l'1% in cassazione), con il risultato che soltanto due vittime su dieci ottengono giustizia (complessivamente ogni anno si prescrivono circa 130.000 processi).

Di fronte ad una tanto fallimentare resa della macchina giudiziaria, che gira a vuoto e in perdita, macinando però anche innocenti e vittime, non c'è da meravigliarsi che due italiani su tre non abbiano fiducia nella giustizia. Il Governo non mette a disposizione delle forze di polizia e dell'amministrazione della giustizia nuove risorse. (...)

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