O ggi doveva essere l'inizio della nuova era. Il primo giorno di un Regno Unito indipendente dall'Europa, un Regno Unito che era riuscito a “riprendere il controllo”, come dicevano gli slogan per la Brexit prima del referendum. E invece di controllo ce n'è ben poco, il parlamento e il governo sono ai ferri corti, nessuno sembra aver la più pallida idea di dove andrà a parare la Brexit e la divisione dentro e fuori il palazzo di Westminster cresce.

Dopo quasi tre anni dal voto, questa nazione che si vanta (spesso giustamente) di essere un paese razionale e moderato, è diventato in poco tempo una nave senza nessuno al timone mentre sta compiendo un passo storico il cui impatto sarà sentito per generazioni. Una mia collega, Cheryl, signora inglese sulla cinquantina che ogni giorno si fa due ore di treno perché ama la campagna dell'Essex e non vuole vivere a Londra, ha dato voce al sentimento che percepisco per le strade di questi giorni: «Sto iniziando ad aver paura».

Lascerò ai colleghi delle cronache il compito non invidiabile di spiegarvi le ultime circonvoluzioni politiche. I dettagli cambiano quasi di ora in ora. Ma ci sono tre punti generali che aiutano a capire come si è arrivati a questo punto.

Prima di tutto, mentre poco più della metà degli elettori ha scelto la Brexit (52%), tre quarti dei parlamentari hanno votato per rimanere. Per questo esiste la percezione che il parlamento stia spingendo da parte il volere del popolo. (...)

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