"Il Covid, il lavoro telematico, e noi emigrati tornati in Sardegna"
Le difficoltà nei collegamenti con la famiglia, l'opportunità di lavorare da remoto, e la scelta di rientrare a casa"Cara Unione,
ho letto il vostro articolo sugli emigrati sardi che, a causa del Covid, hanno deciso di lasciare la propria vita all'estero e di rientrare in Sardegna.
Volevo testimoniare che anche io e mia moglie siamo rientrati a settembre in Sardegna proprio per questa ragione.
Il sentimento maggiore che ci ha spinto a tornare, dopo tanti anni passati fra UK e Spagna, è stato quello di di dover stare in un posto solo per lavorare, privati del tutto della possibilità di intrecciare relazioni sociali (se non per via telematica) a causa della pandemia.
La distanza dalla famiglia poi che si allunga ulteriormente a causa delle difficoltà nei collegamenti ha avuto la sua parte.
Abbiamo affrontato la scelta con positività come l'hanno affrontata tanti giovani e meno giovani che hanno deciso di rientrare, però forse sarebbe anche giusto intercettare questo fenomeno e insieme di competenze ed esperienze in modo tale da testimoniare cosa significa migrare, cosa vuol dire muoversi per necessità e cosa ci si aspetta quando si rientra ricchi di entusiasmo e di passione nella propria terra d'origine.
La politica, il mondo culturale e il mondo dell'informazione devono considerare questo fenomeno e l'opinione pubblica lo deve conoscere per non dimenticare che i Sardi, anche oggi, sono un popolo di migranti.
Cordialmente".
Gianmarco - un vostro lettore ex-emigrato
***
Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.
(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)