"Gentile redazione

scrivo per raccontare una - triste - realtà della Sardegna che forse non conoscete, o alla quale ci siamo rassegnati con gli anni.

La mattina del 27 dicembre dovevo recarmi a Sassari da Oristano, avevo un impegno di lavoro che mi richiedeva di essere lì per le 8.45.

Vivendo fuori da qualche anno, mi dico, ci sarà sicuramente un treno che collega due cittadine come Sassari e Oristano per i pendolari. Eco il risultato dopo il mio controllo: un unico treno che arriva a Sassari alle 9.50...troppo tardi. Cerco allora un autobus, risultato: un unico autobus che parte alle 7.10 e arriva alle 9.10 (8,10 euro di biglietto)...anche questo troppo tardi, ma non c'è alternativa, anche blablacar mi comunica che i passaggi sono al completo.

Riesco a spostare l'appuntamento di 30 minuti e la mattina prendo l'autobus, una vettura che pur rischiando di fermarsi a metà strada, con difficoltà raggiunge Sassari, ma si ferma definitivamente alla prima fermata in via Turati (anche se io ed altri passeggeri saremmo dovuti scendere a quella successiva).

Sull'autobus siamo in 8, la maggior parte sono pazienti che devono raggiungere l'ospedale. Una signora seduta accanto a me mi racconta che lei viaggia quasi tutte le settimane da tre anni circa, anche per effettuare un solo prelievo di sangue e perché, dice, "il medico non si fida degli altri laboratori". Mi racconta anche che quando, per sbaglio, una volta aveva perso l'autobus delle 13.30 di rientro, aveva dovuto prendere quello successivo, delle 19.30, ed era riuscita ad arrivare a casa solo alle undici di sera.

Alle 13.30 risalgo sull'autobus per rientrare a Oristano, anche perché il primo treno disponibile dopo le 10.23 è alle 14.30. Ritrovo alcuni dei pazienti della mattina e qualche altra persona. La signora della mattina mi racconta anche dello sconforto provato dopo una diagnosi di tumore e mi racconta che insieme al marito, vittima di un incidente alla colonna vertebrale andato male, si ritrova a vivere con una pensione di invalidità di poco più di 600 euro al mese, di cui lei spende una parte in viaggi da Oristano a Sassari, e il triplo almeno con farmaci, perché tra l'altro il medico che la segue non le permette di acquistare un farmaco equivalente perché "contiene meno principio attivo".

Mi chiedo dove sia finita la coscienza di certe persone, ma intanto la signora paga, sempre tutto da quei 600 euro.

Avrei tanto voluto che la signora si fosse trovata seduta accanto ad un politico, coloro che sono oramai talmente lontani dalla realtà che vivono tanti sardi da non capire più di cosa abbiamo realmente bisogno, ma loro quell'autobus non lo prenderanno mai, avranno sempre una macchina a disposizione.

Non avranno problemi di orari, l'ansia di dover prendere l'autobus per il rientro perché altrimenti si torna a casa la notte, non dovranno mai porsi il problema di dover fare i conti con 600 euro al mese.

Il mio augurio per questo nuovo anno è che la signora, il marito e tutti i sardi ricevano dal 2019 un'assistenza a 360 gradi, dai trasporti pubblici alla presa in carico reale delle situazioni di fragilità.

Per i politici e per chi si occupa di gestire la 'res publica', il mio augurio è che lo facciano con la stessa attenzione della signora e del marito per il loro reddito, perché in parte quei fondi che gestiscono sono anche di quella famiglia, e loro dovrebbero ricordarselo.

Felice Anno Nuovo.

S.U.

ps: non oso immaginare l'odissea dei pazienti del centro Sardegna per raggiungere Sassari con i mezzi pubblici..."

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