Un folle? Un esaltato? O forse un nuovo Duchamp, chissà. Sta di fatto che Salvatore Garau, sembra essere molto lucido nel raccontare il suo novo progetto: la scultura che non c'è. "Non c'è ma si vede" afferma convinto l'artista di Santa Giusta. Cent'anni dopo l'orinatoio di Duchamp, Salvatore Garau, uno dei maggiori protagonisti della contemporary art italiana, progetta di installare su una base di marmo, una scultura che non esiste "perché l'arte che altro è se non quello che un artista decide che arte sia?" "In realtà è stata un'opera oristanese a darmi l'ispirazione - spiega ironico Garau - un'opera che da anni c'è ma non si vede". Si riferisce ad un bellissimo bassorilievo in ceramica realizzato, qualche anno fa, dalle classi di ceramica dell'Istituto d'arte per la rotonda di piazza Manno, un pavimento che passando in macchina è impossibile notare. "Un'opera di tutto rispetto -aggiunge- ma che si vede solo dall'elicottero. Forse". Non si poteva fare diversamente a quanto pare, visto che il codice della strada vieta l'installazione di opere d'arte in presenza di rotonde e spartitraffico, perché possono rappresentare una distrazione per gli automobilisti. Almeno a Oristano. Ed è proprio lì che Garau ha intenzione -sfidando le norme stradali- di installare la sua opera invisibile intitolata "Uomo che pensa": la scultura, alta due metri, è fatta solo di aria, posizionata sul piedistallo in ceramica già esistente. "In un momento in cui siamo confusi e sempre meno sappiamo discernere il vero dal falso, c'è tanto bisogno di silenzio e concentrazione, voglio creare un qualcosa che stimoli soprattutto l'immaginazione di chi guarda" spiega convinto Garau. "Basta il titolo per portare le persone ad immaginare la forma, è come una magìa - sorride Garau - e poi è una scultura che ha un impatto ambientale bassissimo, se si esclude il piedistallo, naturalmente".

Tiziano di Marte (foto A. R.)
Tiziano di Marte (foto A. R.)
Tiziano di Marte (foto A. R.)

Le opere saranno realizzate per l'Epifania e inizialmente saranno due: "Una verrà sistemata in piazza Manno - continua Garau - l'altra a Milano, in piazza della Scala, quando si scioglierà la neve, naturalmente - e aggiunge - manderò un amico a tracciare col gesso un cerchio per il basamento del Buddha in contemplazione che sarà posizionato 25 metri esatti dall'ingresso principale delle Gallerie del 900". A Milano sarà la neonata rivista "The Map Report" (magazine on line dell'innovazione) a seguire l'evoluzione della sua installazione. The Map ha recentemente dedicato quattro pagine alla scultura che non c'è. "Nella vita mi sono impegnato nell'essere il più autentico possibile. Ecco perché la voglia di sperimentare in me è sempre viva - aveva raccontato Garau al magazine diretto da Milo Goj - Penso che avere una propria indipendenza di pensiero, sia un fattore decisivo nella vita. Bisogna sostenere con coraggio le proprie idee e non bisogna avere paura di rompere certe barriere imposte dalla società (o dal nostro inconscio). Questa filosofia mi ha sempre accompagnato nella musica così come ora nella pittura, - continua - non mi sono mai imposto di essere originale a tutti i costi, semplicemente ho cercato e cerco di essere me stesso". E lo ha fatto non solo nell'arte figurativa (uno dei suoi dipinti recentemente è entrato a far parte della prestigiosa Collezione museale della Farnesina); nella scultura monumentale (è sua l'anguillona caduta da Marte, conficcata davanti al municipio di Santa Giusta, sua cittadina natale); ma anche attraverso il cinema e la letteratura. Insomma, un artista davvero poliedrico che recentemente ha ultimato il suo secondo film, un corto di 25' "Futuri affreschi italiani" invitato a gennaio al Psysichedelic Film Festival di New York. "Ho sempre coscienza del fatto che all'artista spetti un compito molto importante - continua Garau - l'artista non dovrebbe legare se stesso ad un solo linguaggio ma usare tutti i mezzi possibili per comunicare alla gente concetti importanti - e continua - un artista ha il compito di captare ciò che gli altri non vedono, anche se è davanti ai loro occhi".

Salvatore Garau sul set del film La Tela (foto A. R.)
Salvatore Garau sul set del film La Tela (foto A. R.)
Salvatore Garau sul set del film La Tela (foto A. R.)

Salvatore Garau, oggi ha 64 anni: si è laureato all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Negli anni Settanta era più conosciuto come batterista negli Stormy Six, uno dei più noti gruppi europei di avant-progressive rock. Nel 1984 torna al primo amore, la pittura. Ha partecipato due volte alla Biennale di Venezia, ha collezionato personali nei musei di tutto il mondo. La sua poetica astratta riflette una grande turbolenza interiore: "Nei miei paesaggi si percepiscono esplosioni e repentini mutamenti - spiega - un senso di infinito che può anche generare angoscia e ansia. Penso che l'uomo stia scivolando troppo in basso, il mondo non può andare avanti in questo modo. L'arte ha il compito di aiutare a destare le coscienze, di provocare, di creare fastidio pur di risvegliare l'uomo. Nella realizzazione di alcune opere ho utilizzato il materiale ecologico per eccellenza, l'acqua. Adesso andrò oltre, userò l'aria". Un ultimo consiglio: "Godetevi le sculture che non si vedono al tramonto - raccomanda Garau - quando le condizioni sono migliori per apprezzarne tutta la bellezza e la nostra attitudine è più romantica".
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