Non solo serie, anche se di serialità si tratta affrontando la visone della Trilogia del Baztán, i tre lungometraggi disponibili su Netflix tratti (paro paro) dalla saga misterico-poliziesca della scrittrice basca Dolores Redondo Meira (classe 1969). I tre titoli vanno visti secondo questa imprescindibile scaletta: "Il guardiano invisibile" (il libro, Feltrinelli, uscì nel 2013, la pellicola nel 2017), "Inciso nelle ossa" (dal 2013 il volume è edito in Italia da Salani, mentre la versione streaming è disponibile da quest'anno) e, infine, "Offerta alla tormenta" (edito da Salani nel 2014) che da un paio di settimane è fra le novità di punta della piattaforma digitale.

Le origini della storia prendono il via da un fatto di cronaca che richiamò l'attenzione della scrittrice di passaporto spagnolo. Oltre trent'anni fa, una coppia offrì in sacrificio demoniaco la propria bambina di appena 14 mesi, certa di ricevere in cambio grandi fortune.

Ed è proprio da un flashback in epoca medievale che prende il via la narrazione. Siamo nella Navarra, al confine con la Francia, terra di boschi che si ergono sui Pirenei e il mar Cantabrico, avamposto dell'oceano Atlantico. Un gruppo di frati è a caccia di giovani streghe (brujas) che offrono in sacrificio al maligno appunto delle neonate. Stacco scenico ed eccoci ai nostri giorni.

L'ispettore della Policía Foral (la polizia regionale della Comunità autonoma della Navarra, nata nel 1928 e nota per i suoi baschi rossi), Amaia Salazar, lascia Pamplona per fare rientro nella sua città natale, Baztán, appunto. Qui, nei Paesi Baschi, è stata trovata morta, uccisa secondo un preciso rituale, una giovane adolescente di 13 anni. Si chiamava Ainhoa Elizasu.

Senza fare alcuna concessione ad anticipazioni che possono svelare la trama, va detto che da questo momento in poi per la minuta, ma granitica, Amaia Salazar (interpretata da Marta Etura Palenzuela) inizia un viaggio verso gli inferi alla scoperta non solo di una setta che di quelle brujas è diretta discendente ma che la porterà a fare i conti con il lato più oscuro della propria storia familiare.

Da subito si capisce che non tutti gli amici e colleghi sono veramente amici e i principali sospettati di una serie di morti, prima ragazzine, poi neonate, non sono i veri responsabili di un complotto che porta dritto a una setta ben radicata nella società basca.

Il clima della saga è cupo e nei tre capitoli non regala neppure una concessione allo svacco da commedia poliziesca da quattro soldi. Non ci sono siparietti familiari, amorucci da intrecciare per imbastire una trama romantica, neppure adolescenti in piena crisi puberale o suocere petulanti (recente brutto vezzo narrativo) che irrompono nella vita familiare dell'investigatore di turno per farne percepire un risvolto domestico, della serie: anche un poliziotto tiene famiglia. Le famiglie nella Trilogia del Baztán sono spezzate, conflittuali nel profondo, segnate da cicatrici profonde comuni a una società montagnina dove il culto di antichi e perfidi demoni paleocristiani ha continuato a propagarsi nel tempo senza interruzione alcuna.

Gli amori sono traditori, spasmodici, malati.

Tutto si muove sotto una pioggia che all'inizio della saga è fitta ma leggera e che con il progredire della storia diventerà tormentata.

I colori scelti per ammantare le scene tendono al rosso, perché rosso sangue è il filo conduttore di tutta la trilogia. Il sole è sempre pallido e fa fatica a filtrare fra una costante coltre di nubi o il fitto fogliame dei boschi.

Un thriller scritto con maestria, i brividi sono tanti. Anche se già alla fine della seconda puntata (passatemi il termine) si inizia a intuire chi siano gli uomini e le donne che tirano le fila del male e chi il loro leader. Ma attenzione perché il colpo di scena in chiusura sarà ben assestato. Chiusura? In realtà se "Offerta alla tormenta" garantisce tante risposte all'indagine lascia ancora una porta aperta a un quarto episodio che però, su carta, la brava Dolores Redondo Meira non ha ancora scritto.
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