Gli skyrunner sanno che la bellezza non è gratis. Conoscono la colonna sonora di quei paesaggi incantevoli: il battito impazzito del cuore che cerca di uscire dal petto mentre i polmoni stantuffano pompando aria a ritmo forzato e le gambe urlano di dolore arroventato. È più di una corsa in montagna, è un tuffo nel cielo. Ma è un'esperienza unica e impagabile. Si chiama sky running perché a un certo punto lo sguardo vede soltanto il cielo e tutto il resto è sotto le suole. La Sardegna ha una gara bellissima di questa disciplina e il 25 aprile celebrerà la quarta edizione. Si chiama Villacidro Skyrace.

Due sky runner a Punta Miali (foto Ettore Cavalli)
Due sky runner a Punta Miali (foto Ettore Cavalli)
Due sky runner a Punta Miali (foto Ettore Cavalli)

Paese di sport Negli ultimi anni Villacidro è diventata una delle capitali dello sport sardo. Probabilmente solo Cagliari e Sassari sono altrettanto baricentriche per personaggi ed eventi ma il paese del Medio Campidano - ippica a parte - spicca nelle discipline individuali, in particolare negli sport di fatica. Non a caso è il paese di Fabio Aru, vincitore della Vuelta 2015. Ma non solo. All'inizio del secolo è stata Villacidro a portare in Italia il triathlon offroad di altissimo livello con l'Xterra Italy al lago Rio Leni. Un evento che ha generato una generazioni di giovani triatleti, tra i quali è crescita una professionista come Elisabetta Curridori. Contemporaneamente, altri atleti si sono affacciati sulla ribalta nazionale soprattutto a livello giovanile nel ciclismo e nell'atletica, in tutte le loro declinazioni, ma non solo. Emblematico è l'arrivo di Jim Thijs, uno dei pro che parteciparono all'Xterra (oggi compagno della stessa Curridori), che ha eletto Villacidro come sua casa e ha più volte affermato: "Questo è il posto ideale per gli allenamenti in una disciplina di endurance". Serve altro? Consapevolezza Ciò che ha costruito il Margiani Team poggia su questa base ed è, come ciò di cui si è parlato sopra, un altro esempio della vocazione sportiva di Villacidro. Un esempio virtuoso perché alla passione per lo sport e per il territorio (che già altre manifestazioni cercano di promuovere) aggiunge altri valori, come un profondo amore per la natura che circonda e impreziosisce il paese. La Villacidro Skyrace nasce da questi presupposti. Portare una competizione estrema su un territorio vergine, poco conosciuto, ruvido e affascinate come una landa inesplorata ma appoggiato come una coperta protettiva sul centro abitato. Un paradiso a portata di scarpa da trekking, verrebbe da dire. Lì, attraverso un tracciato lungo come una mezza maratona (21 km) ma difficile come una scalata alpina (quasi 2000 metri di dislivello ascensionale), si sviluppa questa corsa, unica nel suo genere in Sardegna e già conosciuta e apprezzata nell'ambiente.

Un tipico paesaggio della Villacidro Skyrace (foto Ettore Cavalli)
Un tipico paesaggio della Villacidro Skyrace (foto Ettore Cavalli)
Un tipico paesaggio della Villacidro Skyrace (foto Ettore Cavalli)

La competizione Apriamo una parentesi. Una skyrace è una competizione che risponde a regole e caratteristiche precise. Si svolge, sì, su un terreno accidentato e in fuoristrada, ma non è un trail running. Ha pendenze significative ma non è corsa in salita e, ovviamente, non è una campestre. Nello sky running sono ammessi i bastoncini, ci si arrampica usando se necessario (e sovente lo è) anche le mani e i percorsi sono talmente severi che vanno certificati e omologati da una guida alpina. Per questo, le competizioni si svolgono sotto l'egida di una federazione apposita (la Fisky presieduta da Fabio Meraldi). I migliori italiani sono selezionati per la Nazionale dal ct Roberto Mattioli. La gara di Villacidro, che quest'anno ha aumentato di circa 400 metri il dislivello, alla quarta edizione ha finalmente disegnato quello che viene considerato il tracciato definitivo e che ambisce a diventare una classica con possibilità di confronto di tempi e prestazioni tra le diverse edizioni, di anno in anno.

La triatleta Elisabetta Curridori, seconda nella prima edizione (foto Ettore Cavalli)
La triatleta Elisabetta Curridori, seconda nella prima edizione (foto Ettore Cavalli)
La triatleta Elisabetta Curridori, seconda nella prima edizione (foto Ettore Cavalli)

I protagonisti Per la gara del 25 aprile, che il presidente del Margiani team, Sisinnio Muscas e le otto persone del direttivo di 8 persone (ma i tesserati sono una settantina) si augurano rappresenti una "liberazione" in tutti i sensi da questo tremendo periodo di pandemia, si svolgerà con modalità particolari. Partenza (con distanziamento tra i runner e mascherina indossata per i primi 500 metri) e arrivo nel Parco comunale, in via Giuseppe Dessì, senza cerimonie, se non una rapida premiazione dei primi cinque all'arrivo del quinto e della quinta in classifica, e senza pasta party finale, ma solo la consegna a ciascun atleta del pacco gara con il ristoro. Durante il tracciato, che ha il punto più alto ai 1062 metri di punta Santu Miali, non ci saranno veri e propri punti di ristoro (non mancherà l'assistenza, naturalmente) perché la gara si svolge in autosufficienza idrica. In ogni caso, tra le priorità degli organizzatori c'è quella di non distribuire contenitori di plastica sul tracciato, per rispettare un rigido concetto di ecosostenibilità della manifestazione. Il numero degli iscritti è di solito limitato a 250, sperando che la situazione dei voli renda possibile a chi deve partecipare lo spostamento. I grandi nomi della disciplina, da Stephanie Jimenez vincitrice della scorsa edizione a suo marito Fulvio Da Pit (a sua volta primo in passato), a Franco Collè (due Tor de Geants nel palmares), da Mattia Tanara (campione uscente) alle azzurre Daniela Rota e Francesca Rusconi non vedono l'ora di cimentarsi con il tracciato. La gara fa parte della Sardinia Experience, vale come prima prova di Coppa Italia Fisky e assegna i titoli regionali di specialità. I migliori ce la faranno in poco più di due ore e un quarto. Per altri sarà più dura e molto più durevole. Il tempo massimo è di sei ore.
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