Repubblicano. Soprattutto democratico. Prima sacerdote, poi – dismessa la tonaca per inconciliabilità con il clero – deputato di sinistra. Nato a Bitti nel 1809, Giorgio Asproni ebbe un cursus honorum degno dei grandi e il suo ricordo è vivo negli uomini di buona volontà. Una delle figure che ne perpetua la memoria è senza dubbio Annico Pau, repubblicano anch’egli, orgogliosamente anticlericale, primo sindaco di sinistra di Nuoro con la Dc clamorosamente al palo, presidente dell’Associazione mazziniana italiana nel capoluogo barbaricino. È lui il primo a ricordare che l’anno venturo ricorre il 150° anniversario della morte del parlamentare barbaricino «al quale mi auguro – è l’auspicio di Pau – vengano riservati tutti gli onori che merita». Giusto per far capire l’importanza della ricorrenza, Pau ha scritto in primo luogo al sindaco di Bitti, culla di Asproni, «per lanciare un appello, affinché il paese e l’intera Sardegna – è il messaggio a Giuseppe Ciccolini - non si facciano trovare impreparati di fronte a una ricorrenza che è, a tutti gli effetti, un dovere morale: il 150° anniversario della scomparsa del suo illustre concittadino. La memoria di Giorgio Asproni merita di essere riscoperta e valorizzata».

Tanto quanto la scrittrice nuorese Grazia Deledda, insignita del premio Nobel, di cui ricorrerà il centenario. «Mentre Nuoro si appresta giustamente a celebrare questa ricorrenza – è il pensiero di Annico Pau – non possiamo permettere che venga dimenticato un altro figlio della Barbagia che, con la sua azione politica e parlamentare, influenzò profondamente la battaglia per far uscire la Sardegna dal sottosviluppo».

Un convegno a Bitti in ricordo di Giorgio Asproni (Archivio Us)
Un convegno a Bitti in ricordo di Giorgio Asproni (Archivio Us)
Un convegno a Bitti in ricordo di Giorgio Asproni

Asproni non passò sulla terra leggero. «Per comprendere la grandezza di questo personaggio politico, sardo e mazziniano», Annico Pau ricorda quali onori gli furono riservati quando morì: «Il 30 aprile 1876, il suo funerale si trasformò in un autentico evento politico. La Camera dei Deputati, con un gesto senza precedenti per un “semplice” uomo dell'opposizione, deliberò il “lutto ufficiale”, un onore riservato fino ad allora a Cavour e Rattazzi. Una folla imponente si riversò nel cuore della Capitale e il corteo funebre assunse un carattere solenne e, al tempo stesso, profondamente popolare. Sotto i vessilli rossi gli elettori di Trastevere, ai lati e dietro il carro funebre stavano i labari delle Società operaie e della Massoneria, dell'Accademia di San Luca, la dipartita di Asproni divenne una dimostrazione di forza della Sinistra, appena salita al potere. Un omaggio, non esente da polemiche parlamentari, che ne consacrò il peso morale e la coerenza politica». La stessa coerenza che lo indusse a svestire i panni del prete («indossati per necessità, l’unica via per emergere in un’Isola depressa») portandolo «in rotta di collisione con la conservatrice gerarchia ecclesiastica locale». Non che Asproni non avesse fatto fino in fondo il suo dovere da pastore d’anime. «Da sacerdote a Nuoro», ricorda Asproni, «divenne il difensore indomito della comunità contro le appropriazioni terriere, pagando cara la sua integrità fino a lasciare l’abito e dedicarsi totalmente alla politica, abbracciando gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini. Asproni definì la sua posizione come “italiana, repubblicana e antipiemontese”, diventando, a Genova, stretto collaboratore di importanti testate di ispirazione mazziniana sino a diventare, a Napoli, direttore del prestigioso giornale Il Popolo d'Italia e infine vivace corrispondente romano del Pungolo. Egli stabilì legami cruciali con i massimi esponenti della democrazia italiana, primo fra tutti Mazzini, Garibaldi, i fratelli Cairoli e Rattazzi - solo per citarne alcuni - con i quali strinse rapporti di profonda stima e di vicinanza politica».

Asproni, dopo la sua elezione, visse poco nell’Isola ma il suo legame con la terra d’origine non venne mai meno. A sottolinearlo non fu un uomo della strada ma una delle menti più lucide che Nuoro abbia mai espresso, ovvero l’aedo Sebastiano Satta. Il poeta avvocato – anch’egli per inciso reclama memoria e chiede da un cielo disseminato di stelle che almeno la sua casa venga sottratta al degrado – mediò la sua fama, ricorda Pau, attraverso il racconto dei vecchi del paese che, seduti sulla porta di casa, all'imbrunire, narrano ai più giovani: «Noi lo vedemmo e udimmo... / Ed egli fu del nostro dritto valido / Affermatore. Allor per questa terra / Volsero giorni men rei...». Eletto in Parlamento ebbe il suo primo pensiero per i nuoresi. «La grave nostra miseria – proclamò – sarà il primo tema delle mie operazioni».

Annico Pau disegna un ritratto di Asproni che sa di memorabile: «Egli fu l’espressione perfetta di un Risorgimento democratico sorto dal basso: un ecclesiastico ribelle, figlio di pastori, che elevò le ingiustizie subite nella sua Barbagia a ideale di libertà nazionale, guadagnandosi, pur restando nell'opposizione, un posto d'onore tra i massimi rappresentanti risorgimentali accanto ai suoi sodali Mazzini e Garibaldi. La sua fu una vera dimensione nazionale: Asproni fu, in effetti, più un uomo politico italiano di origine sarda che un uomo politico limitatamente sardo o regionalista».

Secondo il leader della Associazione mazziniana Asproni va ricordato degnamente e «indicato ai giovani come esempio positivo di uomo politico che ha reso onore alla nostra Isola e all'intero Paese. L'Associazione Mazziniana che rappresento resta a completa disposizione per collaborare a tutte le iniziative in cui fosse coinvolta. A tal fine, sarebbe di fondamentale importanza estendere le celebrazioni alle altre città che hanno visto Asproni protagonista della sua carriera parlamentare e politica: in primo luogo Nuoro, dove iniziò la sua attività e che rappresentò in Parlamento per ben nove mandati, seguita da Genova, Torino, Roma e Napoli. Proprio l'importanza di Napoli, città in cui lasciò un segno tangibile, fu chiaramente evidenziata in occasione del convegno internazionale di Cagliari del dicembre 1992, che vide la partecipazione di numerosi studiosi asproniani provenienti da quella città. Inoltre, si potrebbe valutare la possibilità di dedicare un memoriale a lui intitolato all'interno del Museo Archeologico Nazionale di Nuoro e di coinvolgere attivamente il mondo della scuola, in particolare il Liceo classico di Nuoro a lui dedicato. Non lasciamo – è l’appello finale di Annico Pau – che il 150° anniversario passi inosservato».

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