Già eroe nazionale in una Pese estremamente orgoglioso dei suoi campioni e successi sportivi, dopo la vicenda degli Australian Open Novak Djokovic può seriamente iniziare a pensare ad un futuro politico.

Poco importa che abbia violato le stesse leggi di Belgrado concedendo un’intervista da positivo: la Serbia si è schierata compatta con Nole in questi dieci giorni che hanno sconvolto la carriera del tennista, alimentata anche dal presidente Aleksandar Vucic, sempre più vicino a posizioni nazionalpatriottiche e desideroso di fare del suo Paese il 'primo della classe', una sorta di potenza regionale nei Balcani.

"Djokovic può tornare in Serbia a testa alta e guardare tutti negli occhi", ha detto Vucic dopo il decreto di espulsione dall'Australia. Una decisione accolta come un grave affronto, quasi un sacrilegio nei confronti del numero uno del tennis mondiale e dell’intera Serbia. Belgrado ha definito “scandalosa, politica, inaccettabile”, l’espulsione di Nole, “vessato e trattato come un assassino”.

In migliaia in questi giorni hanno sfilato per il loro eroe sfidando il gelo. E la stampa si è spinta a ricordare i raid aerei della Nato contro il regime di Slobodan Milosevic e l'eccessiva severità – ad avviso dei serbi – del Tribunale dell’Aja nei confronti dei crimini di guerra serbi rispetto a quelli croati.

"Nole, tu sei l'orgoglio della Serbia": questa la scritta gigante che per un'ora questa sera, dalle 20 alle 21, è stata mostrata insieme ai colori della bandiera serba sulla Kula Beograd, la Torre alta 168 metri che è divenuta il nuovo simbolo di Belgrado.

Negli anni scorsi un sondaggio aveva rivelato che nel caso di una sua candidatura alla presidenza della Repubblica, Djokovic vincerebbe a mani basse. E da questa vicenda, è quel che sostengono tutti, ne uscirà ancora più forte. Almeno in Serbia.

(Unioneonline/L)

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