L'Australian Border Force, la polizia di frontiera, sta indagando se Novak Djokovic abbia rilasciato una falsa dichiarazione quando, giunto in Australia il 4 gennaio, ha compilato la dichiarazione di viaggio.

Il serbo ha risposto “no” alla domanda “Hai viaggiato nei 14 giorni precedenti il tuo volo?”. Ma i social lo inchiodano: foto e video pubblicati nei giorni scorsi mostrano il tennista numero 1 al mondo prima a Belgrado a Natale e poi, il 31 dicembre, ad allenarsi a Marbella, in Spagna. Di lì è partito per l’Australia, con scalo a Dubai.

Sul modulo compilato da Nole si avverte che “fornire informazioni false o fuorvianti è un reato grave”. L’Equipe inoltre ha oggi rivelato di un incontro del 18 dicembre per la consegna del premio campione dell’anno, ovvero due giorni dopo l’effettuazione del tampone molecolare che sarebbe risultato positivo.

Il giudice Anthony Kellty ieri ha ribadito la validità dell’esenzione e “liberato” il campione serbo, che è tornato ad allenarsi dopo essere stato trattenuto per giorni in un centro per migranti.

Ma l’ultima parola spetta al ministro dell’Immigrazione Alex Hawke, e le indagini della Polizia di frontiera sulle dichiarazioni di Djokovic potrebbero essere determinanti in vista della sua decisione, attesa con tutta probabilità per domani.

“Il ministro Hawke sta valutando se annullare il visto a Djokovic”, si legge in una nota del suo portavoce in cui si sottolinea che “in linea con il principio del giusto processo, il ministro esaminerà a fondo la questione”.

Il serbo, che punta al decimo successo a Melbourne e al 21esimo Slam che sarebbe un record e lo porterebbe a superare Nadal e Federer, è iscritto come testa di serie numero 1 al major australiano. Ma la sua partecipazione al torneo è ancora in discussione. 

(Unioneonline/L)

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