Li interroga la mattina, li allena la sera. E per alcuni è una specie di genitore bis. Nel mondo del calcio dilettantistico (o comunque quasi professionistico considerata l’elevata qualità dell’Eccellenza regionale) si staglia la singolare storia di Diego Mingioni, 32 anni, allenatore della prima squadra del Carbonia.

Succede che è anche insegnante di Scienze Motorie nel liceo Gramsci-Amaldi. Fra i suoi alunni ci sono anche ragazzi che a seconda delle circostanze risultano fra i convocati delle partite di campionato.

Come ci si sdoppia nel ruolo?

«In pratica certi studenti me li ritrovo la mattina in cattedra, di sera al campo ed è una esperienza meravigliosa che arricchisce me e credo anche loro, valgono comunque le regole di comportamento: impegno e attenzione».

Calcio e scuole rischiano nella mente dei ragazzi di sovrapporsi?

«Per nulla, non si mischiano affatto se non per la singolare coincidenza di trovarmi alcuni ragazzi anche come giocatori ma scindiamo bene i due aspetti: uno conto sono i libri, l’altro il campo”»

Un bel voto vale la convocazione, oppure un bel gol il 10 in pagella?

«Chiaro che no, peraltro i ragazzi sono davvero disciplinati a scuola, e alcuni primeggiano, e poi sono anche diligenti in allenamento».

I ragazzi la vedono dieci ore al giorno, quasi un genitore?

«Eccessivo, magari un fratello maggiore ci può stare».

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