Il commento: lo scudo dei 20 punti non copre più i difetti della squadra
C i sono sempre i 20 punti finora conquistati a fare da scudo, ma il Cagliari che anche al Castellani di Empoli va in catalessi comincia ad avere difficoltà a nascondere difetti che vanno corretti senza aspettare che diventino un limite pericoloso. Guai giustificare ancora senza assumersi responsabilità e senza accettare le osservazioni diventate sistematiche. La squadra è in regresso. L'insicurezza che cresce sta esaltando problemi di assetto da ricondurre anche alle scelte di mercato.
LA PEGGIOR DIFESA D'EUROPA Il banco di prova è il più attendibile in assoluto. L'Empoli che il Cagliari si è trovato di fronte era il peggior attacco d'Europa. Se anche contro i toscani si subiscono due gol su totali quattro azioni d'attacco c'è più di qualcosa che non funziona. È un problema che coinvolge tutti, che parte dagli esterni e si diffonde tra gli interni che si manifesta in difesa ma parte dal centrocampo. Giocatori in molti casi riadattati, non di ruolo, che con la buona volontà non possono diventare di Serie A. Fianchi morbidi e vulnerabili, con scarse possibilità dei centrocampisti di compensare.
CENTROCAMPO CON IL BY PASS È un centrocampo che ha un cuore artificiale. Va spesso sotto ritmo, non è in grado di far salire la palla, retrocede chiedendo ai difensori di fare qualcosa. La soluzione è spesso la stessa, il lancio lungo, sistematico e quasi sempre improduttivo. Tra i possibili perché non si può scartare l'ipotesi di una condizione atletica inferiore che esalta la pressione avversaria decisamente superiore alla velocità di esecuzione della giocata dei costruttori di gioco. Un centrocampo che cambia spesso gli interpreti e non in posizioni periferiche ma in mezzo al campo. Ben cinque finora, Di Gennaro, Tachtsidis, Munari, Barella e Padoin. Tanti gli infortuni ma i dubbi rimangono anche quando i calciatori guariscono.
ORA ANCHE L'ATTACCO SOFFRE La vena gol degli attaccanti finora aveva camuffato i problemi. Le vittorie interne e i punti in classifica sarebbero dovuti essere utili a prendere tempo, a recuperare gli infortunati e a costruire le intese dettate dai nuovi acquisti estivi. E invece passa il tempo e la squadra sembra perdere le certezze precedenti, perché gli interpreti sono sempre di più, le combinazioni in numero maggiore, le intese più occasionali e dispersive. Vedere Farias, Sau e Melchiorri completamente distaccati dal resto della squadra rende il concetto. Non ci sono gli esterni del passato, è cambiato il regista, il livello di tecnica e velocità non è lo stesso della Serie B.
IL TEMPO È GENTILUOMO In tutta questa situazione non bisogna approfittare della gentilezza del tempo che concede al Cagliari il vantaggio di poter ancora rimediare. Non è tardi, ma bisogna fare qualcosa. Intanto chiarezza. Capire se la valutazione della situazione è condivisa, identificare le strategie per migliorare, fare la ricognizione delle risorse a disposizione, acquistare ciò che manca e pianificare il progetto di crescita. L'errore clamoroso e pericolosissimo sarebbe continuare a nascondersi dietro una classifica rassicurante, il fatalismo solito, una professionalità che evidentemente non basta per migliorare di giorno in giorno e creare una realtà che guarda dritta avanti. Il Cagliari di Empoli è lontano dal profilo tratteggiato. Stenta a giocare, vince per episodi, ha molti giocatori che hanno già dato il meglio, è un insieme che sembra sfaldarsi. Alla società i compiti per le feste.