La finale degli Europei si svolgerà a Wembley davanti a 60mila spettatori.

Le autorità inglesi rispondono al premier Mario Draghi che ieri aveva esortato la Uefa a non permettere che le partite chiave degli Europei si tenessero in un Paese con un’alta circolazione di variante Delta.

Il Regno Unito, ha detto un portavoce di Boris Johnson, "non vede l'ora" di ospitare "delle fantastiche semifinali e una fantastica finale" degli Europei di calcio nello stadio di Wembley, a Londra, e di "farlo in modo prudente e sicuro". 

In serata Londra rilancia e annuncia che saranno almeno 60mila gli spettatori ammessi a Wembley in occasione delle due semifinali e della finale di Euro 2020, in programma l'11 luglio. E' stato lo stesso governo britannico ad annunciare oggi che la capienza dello stadio londinese, per le ultime tre partite dell'Europeo, verrà ampliata fino al 75% del suo massimo. Per le tre partite disputate nella fase a gironi, la capienza di Wembley era stata contenuta al 25%. 

L'ACCORDO – Il problema riguarda più che altro gli obblighi di quarantena previsti per il momento per chiunque arrivi nel Regno Unito. Secondo fonti governative un accordo tra Londra e Uefa c’è e a breve verrà ufficializzato, dopo una serie di colloqui "dall'esito positivo" che si sono svolti negli ultimi giorni. La Uefa pretende che almeno in occasione dell'ultima partita dell'Europeo Londra sospenda le attuali misure restrittive anti-Covid per i suoi numerosi ospiti, una folta delegazione di circa 2.500 persone composta da dirigenti sportivi, autorità politiche, sponsor e media.

Secondo le indiscrezioni Downing Street avrebbe proposto un compromesso che prevede un ampio allentamento delle misure, alcune delle quali però resterebbero in vigore. L'ipotesi al vaglio prevede la creazione di una bolla sanitaria che consenta agli ospiti Uefa, pur nel rispetto delle misure di auto-isolamento, di presenziare alla partita, evitando però ogni contatto con gli altri spettatori presenti allo stadio e limitando al minimo la permanenza sull'isola.

L’INTERVENTO DI DRAGHI – A ipotizzare uno scenario diverso il premier Mario Draghi che, in visita a Berlino per una cena con la cancelliera Angela Merkel e a domanda diretta di una giornalista tedesca sull'ipotesi di spostare la finale da Wembley all'Olimpico, ha risposto: "Sì, mi adopererò affinché la finale degli Europei non si faccia in Paesi dove il contagio cresce".

La cancelliera non lo ha contraddetto, a dimostrazione che l'asse tra Roma e Berlino si estende dai dossier Recovery, migranti e Libia a quello degli europei.

Il governo del calcio europeo tuttavia per il momento nega ci siano piani B: "L'Uefa, la Federazione e le autorità inglesi stanno lavorando a stretto contatto con successo per organizzare le semifinali e la finale di Euro a Wembley e non ci sono piani per cambiare la sede di quelle partite", fa sapere in una nota. E anche fonti a Londra assicurano che il governo britannico è "completamente impegnato" a far sì che le finali si possano svolgere a Wembley come previsto "in condizioni di sicurezza" sanitaria per tutti. 
MERKEL – Contraria Angela Merkel: "La Gran Bretagna è una zona a rischio variante del virus. Tutti quelli che arrivano da lì devono stare 14 giorni in quarantena e le eccezioni sono davvero pochissime. Io credo, anzi non credo, spero che la Uefa agisca in modo responsabile. Non troverei positivo che ci fossero stadi pieni lì".

(Unioneonline/D)

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