E' il giorno del compleanno della Dinamo: 60 anni. Sarebbe stato belle festeggiarli con una paizza d'Italia gremita come ai tempi dello scudetto del 2015 o nel giugno scorso, quando i tifosi tributarono un caloroso ringraziamento alla squadra che dopo 23 vittorie di fila si era arresa solo alla settima finale tricolore contro Venezia. La quarantena imposta dal coronavirus ha trasferito festeggiamenti e auguri sui social e su Dinamo tv.

I primi auguri sono quelli dei padri fondatori. Ne sono rimasti sei dei dieci che fondarono la società sassarese il 23 aprile 1960: Piero Baraccani, Graziano Bertrand, Roberto Centi, Rosario Cecaro, Antonello Manca e Bruno Sartori. Sul sito della società hanno scritto: "È qualcosa di più di un gioco, dice anche il motto. Ed era più di un gioco anche sessanta anni fa quando noi, studenti sedicenni del Liceo Azuni, ci mettemmo insieme e decidemmo di fondare questa società. Tutto era cominciato per gioco nel campetto delle scuole elementari di San Giuseppe, l'unico a Sassari dove c'erano due canestri i. Ma per noi il basket non era solo quello giocato, era qualcosa che ci univa e volevamo, perciò, creare qualcosa di solido, che coinvolgesse anche altri, non solo noi, quelli più giovani di noi, e anche qualcosa che durasse più di qualche pomeriggio. Tutto è andato oltre le nostre aspettative. Vogliamo ringraziare coloro che lo hanno raccolto e che hanno permesso alla Dinamo di arrivare fin qui, a cominciare da Giovanni Pilo (il primo presidente, il nostro caro amico che ci ha lasciato troppo presto), Alessandro Ponti, Sandro Agnesa, Bruno Contini e il rag. Diana, e finendo con Stefano Sardara, l'attuale presidente, e tutto lo staff, che hanno fatto sì che i sogni di sessanta anni fa diventassero una meravigliosa realtà".

Mattiniero l'attuale capitano della squadra Jack Devecchi, alla quattordicesima stagione sassarese: "Auguri a tutto il mondo biancoblù" ha scritto nel proprio profilo.

Da una bandiera ad un'altra, Emanuele Rotondo, sassarese doc, il re dei realizzatori Dinamo con 6.551, che getta lo sguardo al futuro: "Mi auguro di trovare un palazzetto più grande, con tifosi vecchi e nuovi, ma senza perdere la nostra identità, ascoltando ancora i cori che mi accompagnano da una vita".
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