"Di noi sprinter raccontano che quando siamo lanciati a 40 all'ora è come se corressimo in un tunnel: non vediamo, non sentiamo, non pensiamo a nulla, solo ad andare veloce. Io però i 37"50 della finale della 4x100 a Tokyo li ho corsi fuori dal tunnel: ricordo tutto centesimo dopo centesimo, metro dopo metro. E non lo dimenticherò mai". Sono le parole di Filippo Tortu in un emozionante racconto delle sensazioni provate nella storica giornata del trionfo della staffetta azzurra 4x100 alle Olimpiadi di Tokyo.

L'atleta delle Fiamme Gialle, che ha appena concluso "la stagione più complicata, bella e intensa" della sua vita, in un’intervista ripresa dalle agenzie di stampa torna sulla magica corsa dello scorso 6 agosto.

"Non pensavo davvero di poter fare meno di 9’ – ammette Tortu – a 50 metri dal traguardo ragiono. Altro che tunnel: ragiono a 40 all'ora e capisco che l'unico errore che non devo fare è strafare, contrarre i muscoli, imballare il motore. Mi è capitato spesso di bloccarmi, ad esempio nella semifinale dei 100 metri pochi giorni prima. Ma ora ho una lucidità assoluta, superiore. Sto vincendo le Olimpiadi e mi basta restare calmo altri tre secondi per riuscirci".

Ci riesce e l'Italia conquista la 4x100 olimpica per la prima volta nella sua storia e alla fine il suo tempo sarà di 8"92, lui il più veloce tra i quattro azzurri.

"Quando ho tagliato il traguardo sembravo l'unico tra milioni di italiani a non aver capito che avevamo vinto. L'emozione ha travolto la lucidità. Eppure con la coda dell'occhio avevo visto che l'inglese era dietro: un centesimo di distacco uno sprinter lo valuta nitidamente. Lorenzo mi ha abbracciato, gli ho chiesto conferma ma lui piangeva e non rispondeva. Allora mi sono rivolto ai ragazzi in tribuna e per un attimo ho avuto il dubbio che stessero festeggiando l'argento. Poi per fortuna è apparso il risultato sullo schermo e io non ho capito più nulla".

Un trionfo che l’atleta di origini sarde dedica proprio a papà Salvino, padre-coach bersagliato dalle critiche. "Mio padre era in tribuna e ci siamo rivisti molto tempo dopo la gara. Noi che ci parliamo in ogni momento, per 30 secondi non siamo riusciti a dirci nulla. Poi lui si è messo a piangere: non l'avevo mai visto piangere e mi sono commosso. Ci hanno criticato, tanto e duramente. Ma sono critiche che mi lasciano indifferente".

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata