Il piacere di andare al “Vanni Sanna” o all'Acquedotto come viene ancora chiamato da diversi tifosi. Il gusto di tifare una squadra e una società solide. In attesa dei ripescaggi per una Lega Pro che manca da sette anni, Sassari ha “riscoperto” la Torres. Come dimostrano i 4.500 spettatori che mercoledì sera si sono esaltati alla vittoria della squadra di Greco nella finale playoff contro l'Afragolese. Tanti volti che erano scomparsi negli ultimi anni, nuove leve del tifo, sorrisi e saluti prima e durante la partita.

I tifosi. Intendiamoci, lo zoccolo duro dei tifosi (soprattutto l'ammirevole Curva Nord) è sempre rimasto, anche nella cattiva sorte, vale a dire le tante, troppe stagioni vissute con risultati magri e l'incertezza sul futuro societario, che ha contraddistinto le vicende della società sassarese dopo l'uscita di scena di Antonello Lorenzoni, che aveva riportato la squadra dall'Eccellenza alla serie C nel 2013 vincendo il campionato di serie D. Dopo di che un periodo oscuro persino per la tormentata storia del club rossoblù nel terzo Millennio. Negli ultimi anni la media spettatori era scesa a 5-600 (prima del periodo Covid) che sono numeri importanti in serie D ma non per la Torres, abituata a viaggiare con ben altro seguito. E poi quel clima di sfiducia, quel fuoco della passione che si era intiepidito, quel pessimismo sul futuro.

La svolta e il sogno chiamato serie C. La svolta quest'estate con l'approdo di Abinsula al club rossoblù. Solidità finanziaria e organizzativa, una squadra forte fatta per lottare al vertice, non così scontato in un girone tosto. Non è arrivata la promozione diretta, conquistata dalla capolista Giugliano, ma l'approdo alla finale della Coppa Italia e la vittoria di semifinale e finale playoff hanno convinto che davvero è iniziata una nuova era per la Torres. E una città con una squadra che può mettere sulla bilancia un pubblico da almeno duemila tifosi, ma più facilmente tremila o quattromila e anche più è un patrimonio calcistico che la serie C non può trascurare.

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