Giù il cappello di fronte a Gianfranco Palmisano. Classe 1960 è certamente stato uno dei più grandi talenti calcistici espressi da Sassari. Centrocampista d'attacco completo, passo, tecnica e senso del gol, ha disputato negli anni 80 grandi stagioni in C1, specie con Brindisi e Casarano, in cui per 2 anni, da capitano, sfiorò la serie B.  Indossò la fascia anche a Catania, dove nel 1993 chiuse  la carriera. In seguito, sia pure saltuariamente, incantò la platea in Seconda categoria a Li Punti, a due passi dal grande bar che ancora gestisce con la famiglia. Palmisano come calciatore nasce nella Fulgor Sassari. Quindi il passaggio alla Torres, l'esordio nel 1977 in serie D a soli 16 anni, il grande affiatamento con il gemello di centrocampo Giammario Coghene e nel 1980-81 la straordinaria cavalcata in C2 dello squadrone torresino, allenato da Vanni Sanna, a capo di una truppa scanzonata e ricca di talento, la cui coppia d'attacco era Joris Gasbarra - Beppe Canessa: una bomba ad orologeria pronta a scardinare le difese avversarie.

Formidabili quegli anni? 

“Si, in quella Torres giocavamo un gran calcio. Vanni Sanna sapeva trarre il massimo da ognuno di noi. Ci divertivamo e ogni domenica era una festa di pubblico all'Acquedotto. Con quel gruppo siamo rimasti amiconi”.

Un calcio sicuramente diverso

“Certamente. E lo era anche anni prima nel settore giovanile, ai tempi della Fulgor di Bruno Sotgia. Ricordo le battaglie in Allievi con avversari che sarebbero poi diventati grossi giocatori. Mi impressionavano due campi: quello di Thiesi, ma soprattutto l'Occone di Porto Torres, un catino in terra battuta colmo di pubblico calcato dalla Turris e dal Porto Torres stesso. Ce le davamo di santa ragione, ma tutto finiva lì. A 16 anni eravamo già forgiati e di quelle formazioni in diversi esordivano giovanissimi già in prima squadra, in Promozione o Serie D. Senza un regolamento che lo imponeva”.

Palmisano, sta insinuando che è contrario al regolamento che nei Dilettanti impone l'utilizzo dei giovani fuoriquota?

“È la rovina del calcio dilettantistico. Un giovane deve giocare quando merita, quando è bravo e conosce la durezza del calcio. Invece la maggior parte dei giovani attuali non sono pronti e in genere si utilizzano da esterni, per non fare troppi danni”.

A proposito di giocatori bravi, quali sono quelli che hanno impressionato Palmisano da calciatore?

“Baggio ai tempi della Juve e Blind dell'Ajax su tutti. Entrambi li ho affrontati in amichevole a Catania. Impressionanti, anche se diversi. E poi Gianfranco Zola. Era giovane quando per una stagione lo ebbi come compagno a Nuoro. Ma si vedeva che aveva le stigmate del campione”.

Parliamo di Torres, uno dei primi amori

“È il simbolo della città, allenata da Alfonso Greco, un caro amico ed ex compagno di squadra a Catania. È l'uomo giusto per i rossoblù, che dopo un inizio stentato ora stanno dimostrando il loro valore. Questa Torres può fare bene e vedo anche entusiasmo tra la gente”.

E infine il Li Punti calcio, che gioca ad un tiro di schioppo dal bar di Palmisano

“Purtroppo sono in fondo alla classifica del campionato di Eccellenza, anche se non sono andato a vederli spesso. Ma la squadra ha dei buoni giocatori, come Cristian Luiu, un ragazzo che può rivestire più ruoli e che potrebbe giocare in serie superiori. Spero comunque che il Li Punti si possa salvare, al pari del Latte Dolce in Serie D. Sono squadre sassaresi e io stravedo per la mia città”.

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