Diavolo di un Lorenzo Da Ponte, sommo librettista della trilogia mozartiana, geniale intellettuale veneziano del Settecento, che si appropria della musica altrui (soprattutto Rossini), stravolge i testi, e crea un sublime pastiche. Omaggio alla musica lirica italiana, e all'America che ai primi dell'Ottocento lo accolse, esule dall'Inghilterra.

È ambientata in una delle Isole Fortunate (Manhattan, ma anche Sardegna) la prima assoluta de "L'Ape musicale" che venerdì, grazie al Lirico e al Progetto CagliariPaesaggio del Comune, è andata in scena tra applausi e risate al Civico di Castello. Quello che in passato esaltò la lirica, per poi cadere, nel 1943, sotto i bombardamenti degli Alleati, e risorgere una decina di anni fa.

È la storia, che spesso è beffarda, ed è il gioco eterno della finzione. Sì, perché il palcoscenico del teatro di via De Candia, ieri - nella regia di Davide Garattini Raimondi, le scene di Paolo D.M. Vitale, i costumi di Giada Masi, le coreografie di Barbara Palumbo - ricordava il Poetto del nostro immaginario collettivo: casotti bianchi e blu, palme, costumi primo Novecento (a righe anch'essi) e sullo sfondo, un (fintissimo) mare increspato dal Maestrale.

Tutt'intorno, sopra e sotto, ad abbracciare la platea, altri casotti, e barche, gommoni, palloni, delfini, coccodrilli, tartarughe, salvagente. Uno, un fenicottero rosa, avvolgeva al suo arrivo negli Usa la cantante italiana Lucinda (Beatrice Mezzanotte).

Proprio per imbastire un recital per lei si ritrovano l'impresario teatrale Don Nibbio (Salvatore Salvaggio), il cantante Narciso (Anibal Mancini), il poeta Mongibello (Daniele Terenzi) e il musicista Don Canario (un applauditissimo Mauro Secci). Ne vien fuori un collage di arie tenute insieme da un testo ricco di humor che è un'esaltazione delle musiche di Rossini (ma ci sono anche "Il matrimonio segreto" di Cimarosa, e una ballata americana). Dall'Ouverture del "Tancredi" a Nostra patria è il mondo intero del "Turco in Italia", da "Semiramide" (particolarmente riuscito il duetto tra Lucinda e Mongibello) a "Cenerentola", passando per "Il Conte Ory", un'ora e mezzo di musica e di parole, che sono, nelle intenzioni di Da Ponte, primo docente di letteratura italiana alla Columbia University, un'esaltazione dell'idioma italico che si fa armonia.

Andata in scena nel 1789 a Vienna, riproposta altre due volte in Europa, l'operina debuttò rivisitata nel 1830 al Park Theatre di New York. A interpretarla Giulia Da Ponte, nipote del Nostro. Ora "L'Ape musicale" rinasce grazie al Lirico che la mette in scena ancora lunedì, martedì e sabato al Civico con la complicità del Comune. E poi a Dolianova, Barumini, Villaspeciosa. Sul podio, a dirigere orchestra e coro, Alessandro Palumbo (In trasferta Fabrizio Ruggero). Maestro del coro Gaetano Mastroiaco. Al fortepiano Giancarlo Salaris.

Finanziato da Regione, Stato e Unione Europea, il nuovo progetto di internalizzazione del Lirico conta di approdare a New York. Ieri alla prima, era presente Giuseppe Gerbino, music professor alla Columbia University. Mancava Antonio Marcotullio, autore del prologo: "Bridges (reminiscenze americane)", che sposa God Save The Queen e melodie made in Usa.

Di ponti simbolici è piena questa operazione: il nome dell'autore, la scelta di "Nostra Patria è il mondo intero", il lavoro di Francesco Zimei, al quale il Lirico ha affidato la rielaborazione critica. Il musicologo romano ha vinto la sfida di dare unità formale, e complessità, a una serie di materiali di recupero, e comporre su questi una rinnovata architettura di parole e di suoni.

Maria Paola Masala

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