Migliaia di messaggi oggi hanno inondato bacheche e profili social per ricordare che un anno fa è morto Franco Battiato. Poeta, cantautore, ma anche regista e pittore, uno degli artisti più eclettici di sempre che hanno lasciato in eredità brani come “La cura”, con la sua delicatezza e il suo romanticismo, “Povera Patria”, dedicata a uno Stato “schiacciato dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore”, ma anche qualcosa di più leggero come “Centro di gravità permanente” o “Cuccurucucu”. Spesso accarezzando melodie mediorientali, il “maestro”, come tutti lo chiamavano, ha rivoluzionato la musica italiana.

Il 18 maggio del 2021 la notizia della sua morte è arrivata con un carico di sgomento: da tempo si era ritirato a vita privata nella sua casa di Praino, ai piedi dell’Etna, e la famiglia aveva eretto intorno a lui un muro, non fornendo notizie sulla sua salute. Solo un suo amico sacerdote, durante il funerale, aveva accennato a una malattia degenerativa che non gli consentiva di parlare se non con pochissime parole.

L’artista catanese, con una profonda cultura della storia, della filosofia e in generale delle peculiarità dell’essere umano, parlava sette lingue: in diverse canzoni ha portato il suo sapere, dando musicalità a suoni a primo acchito aspri. Storici i suoi duetti con Alice, che più volte ha chiamato sul palco durante i concerti in tutto il mondo. Ma tante sono state le collaborazioni: da Giuni Russo a Pino Daniele, da Tiziano Ferro ad Adriano Celentano, passando per Claudio Baglioni e i Subsonica.

In questi 12 mesi gli omaggi sono stati tantissimi, perché Battiato resta per tutti il primo vero precursore della musica elettronica, colui che ha dato una vera svolta nel panorama artistico: poteva piacere oppure no, ma di sicuro nessuno ha mai potuto ignorare la sua poesia.

(Unioneonline/s.s.)

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