Un pigro lunedì cagliaritano e un Teatro Massimo che fa registrare il tutto esaurito. C’è la musica, la bossanova, e c’è lui: Toquinho, musicista brasiliano, con i suoi numeri – 90 dischi, 450 brani e oltre 15.000 concerti – ma soprattutto con la sua capacità di raccontare storie come si farebbe seduti in un pomeriggio infinito tra amici, con una chitarra e del buon vino.

Video di Teresa Piredda

Cagliari è una delle prime tappe del tour che celebra i 60 anni di carriera: un omaggio alla sua musica, ma soprattutto al legame speciale con l’Italia, Paese in cui approdò per sfuggire alla dittatura militare in Brasile. Era il 1968, aveva 22 anni. L’Italia divenne casa e laboratorio artistico: Sergio Endrigo, Sergio Bardotti, Luis Bacalov, Fred Bongusto, e mille altre suggestioni.

Toquinho a Cagliari (foto Montisci)
Toquinho a Cagliari (foto Montisci)
Toquinho a Cagliari (foto Montisci)

Dieci minuti dopo le 21 è sul palco, completo nero e gilet viola leggero, accanto a un tavolino con un bicchiere colmo. Vino bianco o semplicemente acqua? Poco importa. C'è un sorriso amichevole, uno sguardo rassicurante, un primo tocco di chitarra che già basta. Con lui, sul palco, il bassista Eduardo Penz e il batterista Mauro Lucio Martins: compagni di viaggio sonoro che lo accompagnano con intesa perfetta fatta di sguardi e sorrisi.

È un viaggio musicale e narrativo, a ritmo di samba e bossanova, dove le canzoni si intrecciano ai ricordi. Le persone, i luoghi, le storie: l’infanzia in Brasile, gli anni italiani, i voli, le spiagge, le nuvole, gli amori. Se l’apertura è affidata al mito assoluto di Garota de Ipanema, si passa a Samba de Orly, per poi rendere omaggio a Roma con una raffinata versione di Roma nun fa la stupida stasera.

«Il segreto», ricorda, «sta nella bossanova, che riesce a vestire qualsiasi canzone con un ritmo diverso». Un abito che non tradisce mai chi lo indossa, perché offre una visione rilassata della vita, con quella vena sottile di malinconia esistenziale che accarezza l’anima.

Arrivato in Italia dopo la prima ondata della bossanova, Toquinho trova a Roma figure come Chico Buarque e Vinícius de Moraes, già espatriato in Europa. Il sodalizio con Vinícius sarà fraterno e artistico. «Chi è questo giovane chitarrista di São Paulo?», si chiese una volta il poeta e paroliere brasiliano. Nacque così una collaborazione destinata a segnare la storia della MPB (Musica Popolare Brasiliana), e soprattutto un’amicizia incancellabile.

«Ci vorrebbe uno spettacolo solo per raccontarlo», dice Toquinho, ricordando anche l’amore di Vinícius per il whisky, che definiva «come un cane imbottigliato, fedele e armonico». Insieme hanno scritto brani memorabili come Aquarela, Tristeza e Samba de Orly. Dopo la sua morte, nel 1980, Toquinho ha proseguito collaborando con artisti come Chico Buarque, e in Italia con Ennio Morricone. Ma c’è anche Ungaretti dietro Il testamento, frutto di una frase rubata da Vinícius durante una lite tra il poeta e una donna. Le canzoni scorrono come paesaggi da un finestrino verso sud: Samba pra Vinícius, Qui Sera, Tarde Em Itapoã, Você Abusou, Chega de Saudade.

A metà concerto ecco Camilla Faustino, giovane cantante brasiliana scoperta per caso da Toquinho guardando un talent. Condivide la scena nella seconda parte dello spettacolo, proprio quando i ricordi diventano più intensi: Addio, O Que Será, Samba della Rosa… Camilla modella la voce, sorride, danza, stabilisce una connessione diretta con il pubblico e il gruppo, disegnando sulla musica una presenza viva e spontanea.

La voce femminile lo accompagna anche nei momenti in cui si evocano altre donne importanti. È il turno di Ornella Vanoni, musa e amica, con cui Toquinho ha condiviso l’indimenticabile La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria. Su queste note il Massimo si scioglie, abbandona ogni timidezza e inizia a muoversi: una piccola liberazione collettiva. Il finale è un foglio che si apre e diventa Acquarello, la canzone scritta nei primi anni ’80. «Continuiamo a suonare / lavorare in città / noi che abbiamo un po’ paura / ma la paura passerà». Una favola in musica, che dopo 42 anni continua.

La serata, organizzata da Sardegna Concerti, si chiude con Tristeza, brano che – con garbo e leggerezza – invita la tristezza ad andare via. Tutti in piedi, tutti in ballo: un piccolo carnevale che spazza via i pensieri cupi e ricorda che, nonostante tutto, vivere è ancora una bellissima possibilità. Quel bicchiere sul tavolino, che Toquinho ogni tanto sfiora, resta intatto. Come una promessa: ci rivedremo, magari per condividerlo davvero. Perché, come gli disse una volta Mastroianni, «chi suona la chitarra può farlo ovunque».

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