Dopo 26 anni dalla prima storica serie animata, a gran sorpresa ritorna - stavolta per il grande schermo - “The First Slam Dunk”, il lungometraggio ispirato alla serie manga omonima incentrata sul mondo del basket e ideata da Takehiko Inoue, qui coinvolto in qualità di regista.

Per quanto lo sport del basket non abbia mai avuto un grosso seguito nella terra del Sol Levante, il mangaka non poté fare a meno - ormai nel lontano 1990 - di realizzare una storia in cui investire tutta la sua passione per questo sport, anche facendo a lotta col suo produttore, temendo inizialmente un brusco flop commerciale.

I fatti tuttavia parlano chiaro: “Slam Dunk” è ad oggi una delle migliori serie giapponesi mai realizzate e il suo nuovo film  - dal 10 maggio nelle sale in versione originale e fino al 17 maggio in versione doppiata - non può far altro che infuocare l’animo di tutti i suoi fedelissimi.

Scopriamo quindi perché son così tanti i motivi per cui vale la pena non perdersi la proiezione.

Dopo un primo interesse giovanile per il kendo, Inoue pratica e si appassiona rapidamente al basket, prima per far colpo sull’altro sesso, poi a poco a poco accorgendosi che il suo è un vero e proprio amore. Da questa esperienza personale nasce il personaggio di Hanamichi Sakuragi, protagonista del manga, che in qualche modo ripercorre con le sue peripezie la biografia del suo autore. Un temperamento spesso rissoso con i coetanei e generalmente impacciato con le ragazze lo farà iscrivere alla squadra di basket della sua scuola. Con poche reali doti a disposizione, se all’inizio può contare solo sulla forza fisica e su un assetto scontroso, più trascorre il tempo coi compagni e più riesce ad instaurare legami sinceri, diventando un vero motivatore del gruppo.

Le prime uscite del manga ricevono da subito numerosi apprezzamenti, tanto che Inoue rimane colpito dal calore dei suoi nuovi fan. Decide perciò di impegnarsi a fondo per migliorare la sua creazione sia sotto il profilo tecnico sia sul fronte narrativo. Quando nel 1993 comincerà anche la serie animata, “Slam Dunk” diverrà un autentico fenomeno di massa e uno dei titoli giapponesi più riconosciuti.

Le chiavi del suo successo sono ben note: una buona dose di umorismo, adrenalina e personaggi così ben scritti da suscitare immediatamente una forte empatia.

Le competizioni in campo sono a dir poco avvincenti, capaci di sembrare verosimili e insieme toccanti grazie anche ad alcune fasi più introspettive, da cui si legge lo sforzo e la tensione dei giocatori coinvolti. Non meno rilevanti l’altissimo valore estetico e una fantastica colonna sonora, perfette per impacchettare un prodotto praticamente senza punti deboli. Una scelta singolare quella di orientare l’anime - rispetto al manga -  verso una direzione più umoristica, tanto che lo stesso Inoue decise di non farlo proseguire fino all’epilogo della trama, presente invece solo nella sua controparte cartacea. 

Sebbene il film sarà godibilissimo anche per chi si fosse lasciato sfuggire l’opera principale, è di certo utile una breve ricapitolazione degli aspetti importanti da integrare alla visione: al centro di tutta la storia ci sono i ragazzi dell’istituto superiore Shohoku, nella prefettura di Kanagawa. La sua squadra di basket ha sempre collezionato nient’altro che insuccessi, anche rispetto ai match contro squadre meno favorite. Le cose tuttavia cominciano a cambiare non appena la matricola Hanamichi Sakuragi nutrirà interesse per la sorella del capitano del team: il giovane scapestrato, insieme al tenebroso Kaede Rukawa, si uniranno così alla squadra. Nel frattempo il capitano Takenori "Gorilla" Akagi, grazie anche all’aiuto del sensei Anzai, s’impegnerà nel migliorare le tattiche e la formazione in vista delle prossime gare. Con in più il tiratore Hisashi Mitsui - prima bullo, ora grande promessa sportiva - e il playmaker Ryota Miyagi, la squadra potrà finalmente contare su tutti i numeri necessari per confrontarsi anche con le squadre più agguerrite del Giappone. Il protagonista di “The First Slam Dunk” sarà proprio Miyagi, e si andrà a racontare soprattutto la partita tra il liceo Shohoku e il liceo Sannoh, quest’ultima ritenuta la squadra più forte del campionato, imbattuta da quattro anni. 

Anche solo da un punto di vista nostalgico, il film è il grande ritorno dopo ben ventisei anni della serie nella sua versione animata; ancor più significativo se consideriamo - come già accennato - la sua precoce interruzione.

Il progetto dietro al film tuttavia è a dir poco ambizioso: Inoue ha voluto curare oltre alla regia anche la sceneggiatura per intero. Un lasso di tempo così lungo prima che il film vedesse la luce non è un caso: ci son voluti circa vent’anni prima che i produttori della Toei convincessero Inoue di avere i mezzi necessari per realizzare un adattamento all’altezza del nome. E i suoi valori produttivi, effettivamente, non sembrano di poco conto: il film vanta una computer grafica che miscela motion capture, modellazione 3d e animazione tradizionale. A patto, forse, di sembrare meno realistico  - contrariamente alle intenzioni del suo autore - il risultato è comunque straordinario e trasmette quasi l’impressione di vedere le tavole del fumetto muoversi sullo schermo. Altro elemento non di poco conto è la scelta del personaggio principale, che come detto non sarà più Sakuragi ma Ryota Miyagi, senza privare tuttavia i personaggi secondari del giusto spazio. Ciò sempre nell’ottica di unire il vecchio con il nuovo, di partire dalle fondamenta per rilanciare in grande stile un titolo capace ancora una volta di rinnovarsi ed emozionare. 

Giovanni Scanu

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