Il nuovo anno è appena cominciato, eppure le uscite al cinema da tenere sott’occhio si fanno già innumerevoli. Fra i titoli di punta della stagione, fresco di premiazioni ai Golden Globe e ora lanciato a vele spiegate verso gli Oscar, si colloca in cima “The Brutalist”: film drammatico distribuito da A24 e diretto da Brady Corbet, pronto a debuttare nelle sale italiane il prossimo 6 febbraio.

Dopo il Leone d’Argento ricevuto lo scorso anno a Venezia per la miglior regia e ben tredici minuti di standing ovation succeduti alla proiezione, ha creato ulteriore aspettativa la recente vittoria ai Golden Globe di tre premi su sette nomination: ovvero miglior film drammatico, miglior regia e miglior attore ad Adrien Brody. Anche ricordato per aver curato la regia di “The Childhood of a Leader” e “Vox Lux”, Corbet ha scelto di affrontare uno spaccato di vita che all’elaborata messa in scena potesse integrare una costruzione narrativa originale. L’esito ha portato ad un montato finale della durata di ben tre ore e mezza, muovendosi tra le vicende personali dell’architetto ungherese László Tóth: artista visionario della scuola Bauhaus scampato alle persecuzioni naziste durante la seconda guerra mondiale per rifugiarsi negli Stati Uniti in cerca di fortuna.

Dopo un primo periodo di povertà che lo porta a far uso di droghe e lo costringe ad accettare qualsiasi lavoro pur di sopravvivere, László conoscerà il ricco e spregiudicato imprenditore Harrison Lee Van Beuren, che ingaggiandolo per la costruzione di un monumento lo porterà a cambiare per sempre la sua vita. Dopo l’Oscar come miglior attore nel 2003 per “Il Pianista”, Adrien Brody è già considerato prossimo alla sua seconda statuetta per il lavoro compiuto in “The Brutalist”. Definendolo un ruolo su cui si è preparato una vita intera, ha rivelato in una precedente intervista di aver affrontato la parte con un forte attaccamento personale, poiché la sua famiglia ha vissuto in passato un’esperienza molto simile a quella del personaggio: «Ho avuto una vita intera di preparazione per questo ruolo. Ho desiderato a lungo un ruolo di questa complessità, che affrontasse così tanti temi personali per me. Provengo da origini molto umili, non l'ho mai dato per scontato».

Ripensando ai suoi nonni e alla madre che ha visitato il set, ha aggiunto: «(I nonni) Avrei voluto che potessero vedere parte del mio percorso. Le loro battaglie hanno influenzato profondamente il mio processo. (La madre) Lei ha visto tutto. Ma penso che visitare questo set e vedere questo film sia stato particolarmente importante». E dopo aver collaborato con Brady Corbet dieci anni fa, il divo hollywoodiano Robert Pattinson ha potuto conferire al regista durante il New York Film Critics Circle il premio per il miglior film. Definendo la pellicola «una vera opera d'arte», l’attore è intervenuto durante la cerimonia rilasciando la seguente dichiarazione: «Dieci anni fa ho avuto la fortuna di lavorare con Brady al suo primo lungometraggio, L'infanzia di un capo. E sono onorato di essere qui con voi stasera per consegnare il New York Film Critics Circle Best Film Award a Brady e al suo team per questo ultimo film, The Brutalist. Il film è un vero successo. La performance di tutti è spettacolare, compreso Adrien Brody. La collaborazione tra lui e l'incredibile Guy Pearce, e la relazione tumultuosa che si sviluppa durante il film, giocando con le emozioni del pubblico, crea una vera opera d'arte».

Menzionando anche lo straordinario risultato ottenuto con un budget di appena dieci milioni, e riconoscendo al titolo delle eccezionali qualità tecniche, ha proseguito dicendo: «Girando in questa divisione in poco più di 33 giorni e con meno di 10 milioni di dollari, Brady e il suo team hanno realizzato un'impresa tecnica sbalorditiva. Tutto ciò che riguarda questo film è un evento, è pensato per essere visto da un pubblico, e incoraggio tutti ad andare a vederlo sul grande schermo. Sono in soggezione per te e per tutti i tuoi produttori e collaboratori, grazie per aver creato questa monumentale opera d'arte».

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