Fra i titoli che si posizionano in pole position per la stagione cinematografica del prossimo anno troviamo senza dubbio il sequel del “The Batman” di Matt Reeves, reboot in salsa investigativa - con atmosfere noir e marcati ammiccamenti al thriller psicologico - delle avventure tratte dai fumetti con protagonista l’uomo pipistrello.

Con l’inizio delle riprese - stando alle ultime indiscrezioni - attese per questo mese, l’aspettativa sul titolo s’è fatta particolarmente alta dato il successo del predecessore, che oltre ad aver messo in scena una visione alternativa estremamente ispirata dello stesso universo, anche rapportata al successo delle saghe dirette da Tim Burton e Christopher Nolan, ha potuto avvalersi del contributo di un cast eccezionale, tra cui spiccano Robert Pattinson, Colin Farrell, John Turturro e Paul Dano nel ruolo dell’inquietante Enigmista. Proprio quest’ultimo, è stato interpellato di recente per conoscere la sua opinione sull’attuale crisi dei cinecomics, ormai soggetta da parecchio tempo a un brusco calo degli incassi e diffusasi più o meno uniformemente in tutto il panorama internazionale. Pensando in particolare ai recenti flop di titoli come “The Flash”, “The Marvels” e il recentissimo “Madame Web”, l’attore americano ritiene che proprio questo sintomo di “stanchezza” potrebbe portare - paradossalmente - a una qualità più alta per i titoli futuri.

Durante la promozione del film Netflix “Spaceman”, Dano ha dichiarato al The Indipendent: «È un momento interessante in cui tutti dovrebbero chiedersi: Ok, e adesso? Si spera che da questo qualcuno dia nuova vita ai cinecomics, o che fiorisca qualcosa di diverso dai supereroi. Sono sicuro che ce ne saranno ancora di belli, ma credo che sia un momento da accogliere in maniera positiva». Rispetto alla produzione massiva di titoli ispirati ai fumetti, ha continuato dicendo: «Va fatto un discorso più ampio. Non appena la parola contenuto è entrata in quello che facciamo, cioè fare film o televisione, ha significato quantità piuttosto che qualità, e credo che sia stato un grosso passo falso. E di certo non ne ho bisogno come spettatore o come artista».

Da ciò sono seguite le considerazioni sul successo riscosso dal Batman di Matt Reeves, il cui merito principale risiede, a sua detta, nella dedizione totale del cineasta investita sul progetto: «Ci sono abbastanza film di fumetti in cui sai già cosa ti aspetta. Leggendo la sceneggiatura di The Batman, sapevi che era un vero film. In ogni frase si sente che c'è la mano di Matt Reeves».

In attesa di scoprire se Dano tornerà a ricoprire gli stessi panni, non mancano intanto le speculazioni sui villans che terranno occupato Batman nel prossimo episodio. Si è parlato lo scorso settembre della volontà di inserire Clayface/Uomo d’Argilla tra gli avversari principali: un’opzione effettivamente realistica considerando anche l’incontro avvenuto lo scorso anno tra il regista di “Doctor Sleep” Mike Flanagan e i DC Studios, che li ha visti discutere sulla possibilità di realizzare un film interamente dedicato al personaggio. In base anche a quanto trapelato nel mese di giugno, pare che gli attori Joel Edgerton e Josh Hartnett siano stati considerati per il ruolo di Harvey Dent/Due Facce, ma oltre a trattarsi di un rumor con ben poco fondamento non è sopraggiunto nel merito alcun ulteriore sviluppo. Situazione apparentemente in stallo anche per il coinvolgimento di Barry Keoghan, apparso brevemente nei panni del personaggio di Joker nella scena conclusiva di “The Batman” rimossa dal montaggio ufficiale.

Con un messaggio rivolto ai fan, Reeves ha condiviso una lettura personale sul profilo psicologico legato al noto criminale, che speriamo di poter trovare maggiormente coinvolto nel sequel: «Non si tratta di una versione in cui cade in una vasca di sostanze chimiche e il suo volto viene distorto, o come quella di Christopher Nolan in cui c'è un certo mistero su come si sia procurato queste cicatrici incise sul viso. E se questo ragazzo fin dalla nascita avesse avuto questa malattia e fosse stato maledetto? Aveva un sorriso che la gente fissava in modo grottesco e terrificante. Anche da bambino, la gente lo guardava con orrore e la sua risposta era: Ok, mi hanno fatto uno scherzo, e questa era la sua visione nichilista del mondo».

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