Dagli studi di registrazione in Sardegna alle jam session di Londra, passando per i tour mondiali con Craig David e Camila Cabello fino a Sanremo. Una carriera musicale sfavillante quella di Luca Faraone: 33 anni, asseminese, chitarrista, compositore, autore e produttore. Quest’anno lo vedremo al Festival a dirigere l'orchestra per Shablo feat. Guè, Joshua, Tormento. C’è anche lui tra gli autori del pezzo “La mia parola”, ma anche in “Damme 'na mano” di Tony Effe e “Il ritmo delle cose” di Rkomi. Chitarra in spalla, prime esperienze musicali nell'Isola, a 19 anni il grande passo: un aereo per Londra. «Non conoscevo nessuno», racconta, «ma avevo un sogno: suonare la mia chitarra su palchi enormi. Ho iniziato dai localini, pian piano ho creato un circuito e sono arrivato a Craig David».

Dalle jam session a un tour mondiale con Craig David?

«Un batterista inglese che conoscevo fu chiamato per l’audizione e fece il mio nome, cercavano un chitarrista. Eravamo in 70, scelsero me. Sono rimasto con Craig David per 3 anni. Poi ho suonato con Rita Ora, Camila Cabello, Emeli Sandé, Tom Jones, anche con lo sfortunato Liam Payne degli One Direction».

Torniamo a Sanremo, prima volta nel 2022 come direttore d'orchestra e autore. Come è stato?

«Da un lato era tutto estremamente nuovo, visto dal di dentro, dall'altro era come essere a casa. Ho sempre seguito il Festival, da Londra poi con enorme nostalgia».

Ci parli dei brani di cui è coautore.

«Shablo: un pezzo dalle radici hip-hop anni ‘90-2000, che richiama atmosfere gospel, soul, jazz declinate in una maniera più moderna. Tony Effe: una veste diversa da quella a cui siamo abituati, in un mondo che ancora non era stato esplorato dall’urban, ma coerente. Rkomi: un brano esteticamente leggero e orecchiabile, dal significato profondo».

Ci sono state polemiche quest'anno perché gli stessi autori scrivono tante canzoni. Lei che ne pensa?

«È così da quando il Festival si è aperto alle ultime tendenze, e gli autori più forti del momento sono loro. Lo spazio c’è ma è difficile trovare figure valide. Vi garantisco però che le etichette però cercano persone nuove. Quindi, mi rivolgo agli autori emergenti: fatevi avanti».

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