Il fenomeno televisivo di “Peaky Blinders”, nato dal genio creativo di Steven Knight - cui dobbiamo anche la sceneggiatura di importanti titoli per il cinema come “La promessa dell’assassino”, “Locke” e il più recente “Spencer” - è certamente in cima fra le produzioni britanniche destinate al piccolo schermo che nell’ultimo decennio son riuscite, più di altre, a ritagliarsi un consenso da parte del pubblico internazionale. La serie cult in sei stagioni, che ha debuttato nel 2013 sull’emittente televisiva BBC, sembra porsi, sia per i temi affrontati che per la resa visiva, sulla stessa linea di quel “Boardwalk Empire” che esordì nel palinsesto americano appena tre anni prima, e che ha visto - fra altri pezzi grossi - l’apporto produttivo di Martin Scorsese. Curioso pensare, in questo senso, che il maestro italoamericano avrebbe potuto trovare nello sceneggiato inglese il contesto ideale per realizzare un altro dei suoi capolavori.

Ambientata nella città di Birmingham subito dopo il primo dopoguerra, assistiamo all’ascesa e declino della famiglia Shelby che in un clima di forte degrado socio-culturale muove il giro di scommesse clandestine e incarna nella figura del secondogenito Thomas il leader dei “Peaky Blinders”, pericolosa gang riconoscibile dall’uso di giacche e cappelli con lamette nascoste nei risvolti. Il trauma del conflitto mondiale scaverà nel cuore del protagonista un irrefrenabile sentimento di rivalsa, che dal giro di affari nei bassifondi cittadini arriverà ad occupare perfino i più esclusivi palazzi del potere.

Ad aver conquistato il pubblico di tutto il mondo è non solo l’atmosfera dell’epoca perfettamente ricreata sul set, tra i fumi e i rumori assordanti delle fabbriche che fanno da sfondo alle ricorrenti lotte tra bande, ma soprattutto l’eccezionale qualità del cast coinvolto che vede in prima linea nomi importanti come Tom Hardy e soprattutto Cillian Murphy, storico collaboratore di Christopher Nolan in successi quali “Batman Begins”, “Inception” e nel recentissimo “Oppenheimer”.

Dopo il toccante epilogo visto nella sesta stagione, Netflix ha rivelato lo scorso dicembre di aver avviato le procedure per la realizzazione di due serie spin-off. Sappiamo per il momento che la prima dovrebbe approfondire il personaggio di Polly Gray, interpretato in passato dalla compianta Helen Elizabeth McCrory; la seconda pare invece verrà ambientata a Boston diversi anni dopo quanto visto nelle puntate originali. Risalgono invece a parecchio tempo fa le ultime news sul film di “Peaky Blinders” che chiuderà la storyline principale, rispetto a cui lo stesso Knight ha voluto alzare parecchio le aspettative.

Parlando ai microfoni di Radio Times, ha dichiarato: «Potrebbero spararmi se annuncio qualcosa in questo momento (ride). Il film arriverà, state tranquilli, arriverà molto presto. Sarà ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e i fan possono aspettarsi di tutto. Avrà lo stesso feeling della serie, ma al tempo stesso sarà molto diverso».

Giusto di recente, la star dello show Cillian Murphy ha commentato l’eventualità di un suo coinvolgimento nel progetto, dimostrandosi aperto a prendervi parte se dovesse valerne la pena: «Se c'è ancora una storia da raccontare e se Steven Knight consegna una sceneggiatura come so che può fare, allora sarò presente. Voglio dire, se vogliamo vedere un Tommy Shelby di 50 anni, sarò presente. Facciamolo». Parole di conforto che, nella migliore delle ipotesi, andrebbero a chiudere adeguatamente l’arco narrativo del personaggio, rimasto interrotto col finale aperto visto nell’ultima puntata.

Molta carne al fuoco insomma per un franchise che proseguirà ben oltre quanto visto fin ora, e gli sviluppi attuali in fondo sembrano allinearsi pienamente a queste posizioni.

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