Le storie e la vita di un popolo fiero, orgoglioso della sua cultura, delle sue tradizioni. Ecco “Homines”, il nuovo disco degli Istentales da domani in edicola con L’Unione Sarda (al costo di 8,50 euro più il prezzo del quotidiano).

Dieci tracce nelle quali, la formazione, nata nel 1995, composta da Gigi Sanna alla voce, Luca Floris alla batteria e Sandro Canova al basso, racconta i temi sociali di un’isola che ha vissuto, e continua a vivere, tempi difficili. Un percorso lungo ventisette anni e che in questo album arricchisce e consolida le collaborazioni con Elio, i Tenores di Neoneli, i Modena City Ramblers e il Coro di Ittireddu.

Ad anticipare l’uscita del disco ecco “O Sardigna”, che nel giro di poche settimane ha raggiunto quota centosessantamila visualizzazioni tra YouTube e Facebook. «Un inno alla Sardegna», racconta Gigi Sanna, «perché racchiude tutte quelle che sono le caratteristiche della nostra Isola. Molto spesso di dimentichiamo di essere nella terra più bella del mondo e la maltrattiamo, ma è sempre pronta ad allargare le braccia, a volerci bene, a perdonarci per ogni cosa che facciamo».

Nel singolo di lancio dell’album, oltre ai Tenores di Neoneli, c’è Elio. Com’è il vostro rapporto con lui?

«È nato tantissimi anni fa. Nel 2005 aveva partecipato con noi ad un disco di Caterina Caselli, prodotto dalla casa discografica Sugar, una raccolta di canzoni di Pierangelo Bertoli. Insieme abbiamo cantato “Rosso colore”. Nello stesso album c’erano anche Andrea Parodi, le Balentes, Nek, Ligabue, I Nomadi, gli Stadio, la PFM, gli Avion Travel, Angelo Branduardi e tanti altri. Con Elio abbiamo fatto qualche serata insieme ai Tenores di Neoneli per il progetto “idos”. Elio è sardo. Forse lui a Milano non c’è mai passato perché è nato in Sardegna e non se n’è mai accorto»

Nel disco ci sono anche i Modena City Ramblers. Com’è nata la collaborazione con loro?

«Abbiamo condiviso il palco per qualche edizione di “Voci di maggio”. Ci siamo conosciuti, c’è stato subito feeling, oltre che per il porceddu e per il cannonau anche per quello che è il nostro modo di pensare e suonare la musica. Abbiamo girato un bel videoclip. La canzone non può essere più attuale: si chiama “Sciopero”. È un brano reale. Oggi più di ieri c’è bisogno di cantarla. Prima c’era un rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente. Ora non c’è più niente: c’è solo un messaggino, ti licenziano e vai a casa»

Com’è nato “Homines”? Quando avete scritto e composto i brani?

«L’album è nato nei due anni di pandemia. Abbiamo avuto tempo per riflettere. I testi sono stati scritti, analizzati in modo attento e gli arrangiamenti sono stati curati da Davide Guiso. C’è stata un’unione, una condivisione di idee soprattutto sulle musiche. Fare il nostro genere etno-pop-agropastorale non è facile. Siamo gli unici che hanno una sala prova in un ovile».

Oltre alla vostra pagina Facebook e all’account Instagram, qualche settimana fa avete aperto il vostro profilo su TikTok. Quanto contano oggi i social per chi fa musica?

«Io sono un antisocial al 100 per cento. L’unica cosa che mi sono permesso è il telefonino perché mi serve per lavorare. Con il solo video della canzone con Elio abbiamo raggiunto numeri importanti. Oggi mi rendo conto che non basta più la comunicazione diretta tra di noi. C’è bisogno di andare in mondovisione e i nostri social ce lo permettono».

Qual è il suo augurio per la Sardegna?

«La Sardegna è una terra splendida, una terra che ci vuole bene. Siamo noi che la maltrattiamo perché il peggior nemico dei sardi siamo noi sardi stessi». Sardos, Amistade, Rispettu, Dignitade, Erenzia, Generosidade, Nobiltade, Accoglienza. In una parola, Sardegna.

L'album "Homines" (L'Unione Sarda)
L'album "Homines" (L'Unione Sarda)
L'album "Homines" (L'Unione Sarda)

Andrea Matta

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