Da quando è diventato icona del cinema romantico anni novanta, Hugh Grant ne ha fatta parecchia di strada. Dopo il successo di pellicole come “Quattro matrimoni e un funerale”, “Notting Hill” e “Love Actually - l’amore davvero”, la star britannica ha fatto uso del suo fascino irresistibile e del suo innato senso dell’humor per coltivare l’opportunità di mettersi in gioco con prove attoriali ogni volta più impegnative. Ricordando fra i tanti esempi la vittoria della Coppa Volpi nel 1987 con “Maurice” di James Ivory, Grant ha dato prova fin dall’inizio di una spiccata predilezione per i ruoli tragici e tormentati, oltre che per il genere brillante e sentimentale; e soprattutto nella fase matura della carriera ha dimostrato d’incarnare alla perfezione personaggi oscuri e carichi di mistero.

A darne ulteriore prova è l’uscita lo scorso 27 febbraio di “Heretic”, attesissimo horror a tema religioso targato A24 che vede l’attore impersonare un villain affetto da doppia personalità, regalandoci un’interpretazione mai vista prima. Già in una precedente intervista per Vanity Fair svelò la sua spiccata predilezione per i personaggi malvagi: “Il pubblico, per qualche motivo, è sempre attratto dal cattivo: è una cosa affascinante. Deve significare che, come esseri umani, siamo fondamentalmente malvagi. L'antagonista, il villain, rappresenta l'autentica verità dell'esperienza umana”. In questo tesissimo film diretto da Scott Beck e Bryan Woods, seguiremo due giovani missionarie mentre fanno visita durante la loro opera di evangelizzazione ad un uomo noto come Mr. Reed. Contro ogni previsione, le ragazze finiranno coinvolte in un gioco perverso dove lo sconosciuto metterà a dura prova la loro fede, costringendole a prove orribili e a pericoli mai incontrati prima. Da pochi giorni in sala, la pellicola sembra aver già conquistato il gradimento del pubblico, con un incasso attuale di 60 milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget complessivo di appena 10 milioni.

Inevitabilmente, l’interesse per il titolo dipende in buona parte dall’attrazione contorta che suscita il personaggio di Grant, su cui l’attore stesso ha voluto dire di più in un’intervista concessa a BuzzFeed: “Ho sempre pensato che se ti piace il tuo personaggio, questo ti aiuta a fornire una miglior performance e per qualche ragione provo un piacere perverso a essere diabolico. In un certo senso penso che tutti vorremmo essere così malvagi. Sono personaggi affascinanti, cosa gli è successo? Come è finito così? Sono interessato a scandagliare le profondità di queste persone e a lavorare sulla loro biografia completa. Ho letto molto su altri leader di sette e serial killer, a livello psicologico è una ricerca affascinante”.

Ancor più interessante è scoprire che i co-registi Scott Beck e Bryan Woods hanno fatto di tutto per avere Grant come protagonista. Stando a quanto rivelato da Woods, scopriamo che: “È stata una campagna meticolosamente pianificata. Quando abbiamo deciso che Hugh Grant era la persona giusta per questo ruolo, abbiamo praticamente chiamato tutti alla CAA, tutti alla A24 e chiunque conoscessimo che avesse qualche legame con Hugh”. Ed entrando nel dettaglio, ha continuato dicendo: “Fondamentalmente abbiamo chiesto: per favore, per favore, per favore. C'è solo una persona che può svolgere questo ruolo. È Hugh Grant. Aiutateci a convincerlo. Per favore, fategli capire che questo è un buon progetto per lui.” Un particolare interessante che certo non sfuggirà ai veri cinefili, è l’imitazione di Grant del personaggio di Jar Jar Binks conosciuto in “Star Wars - La Minaccia Fantasma”. Elogiando le sue straordinarie doti nell’arte dell’improvvisazione, Scott Beck ha detto a proposito della star: “Ci sono così tanti momenti nel film in cui iniziavamo la ripresa e lui seguiva il copione e poi aggiungeva una piccola parola o una punteggiatura. In quei momenti era vero e autentico e allo stesso tempo esilarante. Anche se il film si colloca in un genere più cupo, l'interpretazione è solida, ma si basa anche sul suo black humor”.

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