Si sta discutendo molto ultimamente sul nuovo titolo firmato dal regista francese Luc Besson - storico cineasta di notevole impatto anche nel mercato internazionale dopo classici come “Leon” e “Il Quinto Elemento” - che ha trovato degna visibilità anche nel corso della recente Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e si accinge a debuttare, oggi 12 ottobre, nelle sale italiane.

Una storia profondamente drammatica fatta di emarginazione e vendetta che ha posto le basi per una fruttuosa collaborazione fra il director e l’attore protagonista Caleb Landry Jones, già potuto apprezzare in molte altre partecipazioni a partire dal suo esordio nel capolavoro dei fratelli Coen “Non è un paese per vecchi” o per il contributo offerto alla terza stagione di “Twin Peaks” a cura di David Lynch e Mark Frost.

E in compagnia degli amici a quattro zampe immortalati tra le riprese, Jones punta a stupire il pubblico con un’interpretazione che promette già di lasciare il segno. A questo proposito risuonano con una certa enfasi alcune recenti dichiarazioni del director, che afferma di esser rimasto più volte impressionato durante la lavorazione del film definendo la cooperazione col giovane interprete “un paradiso”: 

«È un ragazzo così umile e dolce! Le uniche cose che ci sono nella sua vita sono la sua musica e il ruolo che deve interpretare. Ci siamo incontrati e abbiamo parlato diverse volte. Abbiamo anche discusso della vita, non solo di ciò che riguardava lo script. Poi abbiamo iniziato a lavorare e per sei mesi siamo rimasti tutti i giorni insieme, quasi come due amici. Volta per volta assimilava le mie informazioni, e quando abbiamo iniziato a girare mi chiedevo se avrebbe ricordato la mole di input che gli avevo dato. Ma il primo giorno di riprese era già tutto lì: aveva integrato e digerito ogni singolo aspetto».

Fra gli aspetti che maggiormente han saputo conquistare Besson lungo le differenti fasi del progetto vengono segnalati l’approccio estremamente professionale ed un atteggiamento pacato e misurato messi in campo da Jones. Fin dai primi giorni delle riprese infatti «era molto pacifico, calmo. Non è un attore che cerca di impressionarti, è come una formica che accumula un pezzetto alla volta. Ma quando dici “azione” avviene come un'esplosione. È un mostro».

E proprio citando uno dei suoi più grandi successi Besson ricorda l’impressione che gli fece Gary Oldman nel 94 sul set di “Leon”, riscontrando in Jones lo stesso talento inimitabile di cui godono solo pochi attori: «L'ultima volta che ho avuto uno shock del genere sul set è stato con Gary Oldman in Leon, solo quella volta avevo visto qualcuno così ricco di talento. Caleb Landry Jones fa parte della stessa categoria».

Ben poco da dire, inoltre, sulla mancata vittoria al Festival di Venezia e il conferimento della Coppa Volpi per la miglior interpretazione al collega Peter Sarsgaard, visto nel film “Memory” di Michael Franco. Con piena serenità il regista ha affermato: «Il fatto che Jones non abbia vinto dipende dalle scelte della giuria. Non ho visto il vincitore, quindi non saprei dire se sia giusto o meno il premio». 

Riconoscimenti a parte, siamo pronti a scommettere che le considerazioni di un cineasta tanto influente siano più che sufficienti per aspettarsi un risultato non di poco conto

Giovanni Scanu

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