Buongiorno Presidente,

sono una ragazza di 24 anni, anzi sono una ragazza sarda di 24 anni. Preciso sarda (del centro Sardegna), perché questo mi dà un motivo in più per scrivere. Sì, perché questa nostra sardità viene continuamente celebrata e di cui sempre noi isolani ci vantiamo: "Noi non siamo italiani, noi siamo sardi", è così che la maggior parte delle persone afferma.

Io, personalmente, non condivido queste idee, ma devo riconoscere un grosso fondo di verità. Come le dicevo, io sono una giovane ragazza di 24 anni. Sono una giovane studentessa sarda in terra straniera, forse questo suscita nelle persone quel sentimento Salvinista del “è andata via e viene a chiedere e lamentarsi”. Ebbene sì, proprio perché emigrata per scelta e un po’ per obbligo, mi lamento, ma questa volta non mi lamento con quella che si chiama "Roma", mi lamento con l'amministrazione della “mia Terra”.

"Ah, la Sardaigne… c’est magnifique non? Il y a la mer, le soleil…mais ça coute cher ! pourquoi tu as quitté la vie la-bàs?" (ah, la Sardegna è magnifica no? C'è il mare, il sole… ma costa tanto! Perché hai lasciato la vita li?), così mi dicono a Bruxelles, dove studio relazioni internazionali sulla sicurezza dello Stato, la pace ed i conflitti e dove studio le politiche pubbliche. "Bella si… ma cara!". Vorrei rispondere che non è vero, che alla fine è Italia anche la Sardegna ed è un'Isola importante, che anche noi siamo Unione Europea, che vale la pena vedere la Sardegna, ma la realtà è un'altra.

Mi chiedono sempre perché abbia lasciato il bel tempo, la semplicità, il mare, i profumi e le cose genuine, è difficile spiegare che la tua terra non è solo un'isola, ma è isolata. È difficile spiegare, che la tua terra non agevola la realizzazione di ciò che vuoi fare e quindi devi andare via. Un'Isola bellissima con un isolamento che uccide chi vi abita, che non stimola le menti e come diceva Goya: "Il sonno della ragione produce mostri”.

Vorrei chiarirle che io non incolpo lei in quanto persona di questo isolamento, sappiamo bene che la realtà sarda è il risultato di politiche malsane susseguitesi nel tempo; ma certo è che con lei le cose sono peggiorate o comunque non sono migliorate.

Premetto, io non ho potuto votare alle regionali, ma se ne avessi avuto la possibilità non avrei dato il mio voto a lei. La seconda premessa è che non ho un colore politico se non quello di non avere un'etichetta, perché nella storia le etichette non hanno mai portato a qualcosa di produttivo. Questo è dato anche dai miei studi, che mi portano ad un'analisi oggettiva e critica della realtà politica. Una realtà politica sarda che ho abbandonato dopo i suoi primi mesi, poiché delusa da ciò che non ha mai fatto.

C'è una terza premessa, da studiosa di politica e politici so che il 60% di ciò che lei come politico ha detto è demagogia pura, il 30% è arroganza pura/inesperienza di un sistema ed il restante è un sottile idealismo che si può avere. Tuttavia, il mio romanticismo mi porta sempre a sperare che ci sia un cambiamento, pur sapendo il triste epilogo.

Forse sono un po' Kantiana, ma io credo nel progresso umano e voglio essere ben positiva verso un futuro. Ergo, io non ho niente di personale contro di lei, se non fosse per la sua totale inerzia come "governatore" della bell'Isola.

Ciò detto, le voglio esporre il mio caso, grazie al quale si esplica questa letterina e soprattutto le mie parole. Poiché dovrò riandare a Bruxelles per un paio di giorni, ho iniziato a guardare dei voli, così ho visto che il minimo costo per il volo di rientro (quando ci sono) è di 230 euro alle 10 di notte. Ricordo, io sono sarda, residente in Sardegna, ma sembra difficile riuscire a rientrare un mese a casa per le vacanze. Non parlo dei prezzi alti per “i continentali” o “gli stranieri”, questo è un capitolo diverso e troppo vasto, dove comunque ho parecchio da dire.

Comunque, parlo di un residente in Sardegna, che parla la lingua sarda, che conosce le tradizioni della sua terra, la geografia, la cultura, le stagioni, che conosce i suoi abitanti e che ha i suoi cari in Sardegna. Dicevo 230 euro, da pazzi, come se i soldi nascessero sotto i gerani. Io sono una studentessa che fa tanti sacrifici per studiare, per riuscire ad essere competitiva ed essere “la concorrenza” una volta nel mondo del lavoro, e per trovare un lavoro.

Mi chiedo come sia possibile che la mia terra non mi dia una garanzia per rientrare a casa mia, quando io ne ho la necessità. Incolpo la mia regione di questo, poiché non si può dare la colpa ad un'azienda privata, Ryanair fa i suoi interessi come è normale che sia; ma la mia regione? la mia Regione che interessi fa? Il suo statuto speciale e la sua autonomia in un numero x di campi dov'è? Perché non si fa sentire? La capacità di negoziazione, che Prunas ha lasciato in eredità, dov'è andata a finire?

Ritornando al mio viaggio, ho pensato che forse sarei potuta andare a Napoli, perché il prezzo del biglietto aereo è accettabile, sotto i 100 euro. Successivamente, dopo l'aereo avrei preso la nave da Napoli a Cagliari. Povera ingenua questa ragazza sarda di 24 anni! La nave ha dei prezzi impossibili, il vecchio Onorato se ne frega… ma forse anche questo è normale, e la regione? sì anche la regione se ne frega, ma questo no che non è normale.

Così ho cercato un'altra soluzione, dalla Francia a Porto Torres in nave, il costo è solo di 20 euro, ma ci vogliono 17 ore di pullman per arrivare da Bruxelles a Tolone o Marsiglia, e comunque non sarebbe possibile, perché gli orari non coincidono. Nel 2018, quando gli aerei sono alla portata di un click, c’è bisogno di 2 giorni di viaggio perché l'aereo è costoso. Infine, ho trovato una soluzione: non tanto economica, ma sicuramente non così dispendiosa. Dovrei prendere il pullman da Bruxelles sino a Milano per 14 ore e poi Alitalia, che costa 78 euro. 78 euro per rientrare a casa mia, quando gli italiani da Bruxelles a Milano spendono meno di 30 euro, continuo a non riuscire a trovare risposte, rimango solo attonita dalla mancanza di interesse di tutto questo da parte della regione.

Mi fermo ai trasporti, poiché non posso inoltrarmi in argomenti come “borse di studio” o merito per studenti sardi che cercano di distinguersi o di andare oltre le barriere geografiche e non solo … qui gli scenari sono ben peggiori. Ultima nella graduatoria ISTAT delle regioni per il numero di promossi, mi chiedo se la Regione si ponga qualche domanda. Nel caso si faccia due domande di tipo elementare, vorrei la motivazione del suo dolce far niente.

Io sono una ragazza fortunata. Sono cresciuta nel centro Sardegna, in un paesino di 2000 abitanti dove tutti si conoscono, ma ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che ha instillato in me il seme della curiosità e dell'ambizione, la passione e la voglia di non fermarmi a ciò che apprendo ma di andare oltre ciò che so e che vedo, mi ha insegnato a non fermarmi alle barriere fisiche della terra. Una famiglia che sacrifica tutto per i miei obiettivi e cerca di assecondarmi nel mio miglioramento. Tuttavia, non siamo tutti così fortunati, ma siamo nel 2018, dove non ci sono più barriere fisiche tra Italia e Austria, tra Spagna e Francia, ma ci sono barriere insormontabili tra la regione Sardegna e il resto del mondo.

Questo è il prodotto di un unico problema: la mancanza di giustizia sociale. Io la penso come Pertini: non ci può essere libertà senza giustizia sociale. Siamo la generazione più libera mai esistita prima: smartphone, computer di ogni genere, wi-fi, 4G e 3G, gli orologi touch, la globalizzazione e l'interdipendenza, possiamo andare in America in tempi record, qualche esperto parla della "fine della geografia" per questi motivi. Eppure, qui in Sardegna il tempo non sembra mai passato, tutto è fermo: i giovani sono sempre più rassegnati a questo isolamento, sempre maggiore, il sentimento isolano cresce in modo nocivo per noi stessi, e la regione rimane continuamente inerte. Ferma. Muta. Un silenzio che neanche il 5 maggio 1821.

La Sardegna ha uno Statuto speciale, la Sardegna può autonomamente fare ed investire tanto, la Sardegna può alleviare in qualche modo questa ingiustizia sociale, almeno per il suo popolo e cittadini, ma non lo fa.

Si badi bene, non sono indipendentista o faziosa, tantomeno cavalco l'onda del populismo, anzi io sono un'Europeista come Spinelli, di quelle che oggi vengono criticate. Tuttavia, credo fermamente che la Sardegna abbia una voce, credo abbia i mezzi ed i canali per farsi sentire, per negoziare con i privati come per collaborare, ma i risultati sono sempre nulli, quando ci sono. La continuità territoriale, nel mio caso, ma altre mille altre modifiche non devono essere in vendita per la regione, per le possibilità dei suoi giovani. Le scelte della regione sono ciò che non permette di usare al meglio questi mezzi e canali, le non scelte della regione sono ciò che ci rilegano a ciò che eravamo, ma alla fine noi ventenni cosa saremo?

Concludo con una riflessione su quel sentimento di sardità di cui le bocche sono sempre piene, quasi strabordanti. Ci distinguiamo, è vero. Ci distinguiamo per qualità ma anche per deficit, forse ci distinguiamo per il fatto che siamo rassegnati a politiche malsane da parte della regione. Una rassegnazione giovanile che segna la morte intellettuale, le aspirazioni, i sogni e anche le possibilità pratiche di ciascuno di noi. Questo fallimento non è un fallimento solo personale, ma primariamente costituisce un vostro, un suo fallimento caro Presidente.

Sono consapevole che questa mia lettera non cambierà le sorti della nostra terra, ma è mio dovere come cittadina, ma soprattutto come sarda scriverla. È vero, si sceglie di non stare più in Sardegna, si sceglie di avere di più dalla vita, di scoprire il mondo e di imparare nuove cose, ma la Sardegna la porti con te. Purtroppo, questo sentimento è univoco: perché si smette di vivere in Sardegna, ma non si smette mai di essere sardi…la Sardegna la porti dentro, nella parte più profonda del cuore; al contrario, la Sardegna non fa niente per portarti con sé, e questo è ciò che ti spinge ad allontanarti sempre di più.

Alla fine andrò a Bruxelles e forse ritornerò, con la speranza di ritornare e vedere qualche cambiamento, anche se piccolo ma pur sempre un cambiamento positivo.

Un caro saluto.

(Lettera firmata)

P.S. Sarei ben lieta di incontrarla per discutere sulle più varie politiche, una mente giovane, formata e fresca fa sempre bene per un nuovo punto di vista.

***

Potete inviare le vostre lettere e segnalazioni a isardinelmondo@unionesarda.it. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura "Lettera da*" (località*).
© Riproduzione riservata