Mettiamola così: è uno dei sette vizi capitali, ma per questo peccato di gola non esiste penitenza. Anzi: perché se è vero che mangiare e bere è fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano, mangiare e bere con gusto, lasciandosi trasportare da sapori unici e profumi intensi, è un’esperienza unica. E a seconda dei territori dell’Isola, questa esperienza cambia. Provate ad andare a mangiare a Oliena, dove potrete gustare sa minestra in vrughe, con patate e latte quagliato freddo. Oppure andate a Orgosolo, il regno de su pani frattau, il pane carasau bollito e condito con formaggio grattugiato che anche Grazia Deledda ricorda come si mangi intinto nelle uova o in salsa di pomodoro. Due esempi per dire che in Sardegna ogni territorio è un percorso enogastronomico che coinvolge tutti i sensi, non solo il gusto: dalla vista, attraverso paesaggi ricchi di oasi naturalistiche e storia, all’olfatto perché la Sardegna ha un profumo diverso in ogni territorio.

Enoturismo. L’enoturismo si candida a essere il turismo della ripartenza. Piace molto ai giovani e agli appassionati di vino e cibo e risponde ai criteri che regolano gli spostamenti post Covid. È infatti un turismo di prossimità ed economicamente sostenibile, che consente esperienze della durata di mezza giornata o di un weekend. Si può praticare all’aperto, con le visite in vigna che accompagnano le visite in cantina e può essere integrato con il territorio, con i ristoranti e le strutture di accoglienza, con i beni culturali e le produzioni gastronomiche locali. "Abbiamo tracciato le strade del vino proprio per promuovere in chiave turistica i territori attraverso il "loro" vini, i "loro" prodotti di qualità, le "loro" bellezze paesaggistiche, il "loro" artigianato", spiega Salvo Spedale, presidente di Assovini. In Sardegna sono otto le strade del vino, dal Cagliaritano al Sulcis, dall’Oristanese alla Gallura, fino all’Ogliastra. "Il percorso del Vermentino di Gallura, tra le province di Olbia e Sassari, la strada del Cannonau, che tra Oliena, Capo Ferrato e Jerzu raggiunge la massima qualità, quella della Vernaccia di Oristano e del Moscato di Sorso-Sennori, sono esperienze di straordinaria qualità", spiega Spedale.

I formaggi. Impossibile non abbinare un vino a un formaggio. Alla ricerca di prelibati formaggi, a Gavoi dove si trova il Consorzio di tutela del fiore sardo: formaggio che proviene dalla tradizione pastorale che dal 1996 gode della Dop. A Mamoiada si può invece trovare sa Fruhe, un formaggio a pasta molle, dal gusto fresco e acido, la cui variante, stagionata e salata, sa Merca, diventa l’ingrediente principale di piatti caratteristici mamoiadini.

Le carni, le paste, i dolci. Percorrendo la statale 128 che costeggia il lago di Gusana si arriva a Fonni dove insieme a ricette a base di pani frattau, maialetto arrosto, pecora bollita, qui chiamata sa bodda, o di piatti più caratteristici come i maccarrones cravaos o i maccarrones furriaos, gnocchetti conditi con formaggio fuso e semola, può capitare di trovare in tavola la cacciagione classica della zona. Il nostro menù può chiudersi con i dolci di Oliena o Fonni dove diventano un qualcosa di importante utilizzati per scandire il tempo di feste e cerimonie. Come sas orillettas, strisce di pasta di farina e uova, fritte e cosparse di miele. O is pistocus che nonostante il nome con cui sono anche più noti, i savoiardi, sono riconosciuti come prodotti tradizionali sardi.
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