Braccia, gambe, mani o piedi gonfi per il troppo caldo, per una posizione scorretta o altre banali ragioni. Capita a tutti senza che questo desti preoccupazione. Ma in certi casi, dietro un semplice gonfiore, può nascondersi un linfedema, patologia complessa provocata dal cattivo funzionamento del sistema linfatico con un ristagno di fluidi nei tessuti che si traduce in un rigonfiamento abnorme localizzato per lo più negli arti superiori o inferiori.

Strettamente connesso all’apparato circolatorio, il sistema linfatico (una rete di vasi, nella quale scorre la linfa mossa dall'azione dei muscoli che contraendosi e rilassando fungono da pompa) svolge una funzione importantissima perché ha, tra gli altri, il compito di portare nutrimento alle cellule, contrastare gli accumuli eccessivi di fluidi nei tessuti, eliminare i prodotti di scarto, ma anche difendere l’organismo dalle malattie attraverso i linfonodi, guardiani del nostro corpo posizionati nelle ascelle, nel collo, nell’inguine e nell’addome. Quando una delle vie di questo reticolo viene compromessa può insorgere la malattia.

«Il linfedema può essere di tipo primario o secondario – spiega Pierluigi Zolesio, medico chirurgo e specialista in medicina fisica e riabilitazione - nel primo caso si nasce con una predisposizione dovuta al malfunzionamento delle valvole del sistema linfatico. È quello che succede, ad esempio, nei linfedemi cosiddetti tardivi che compaiono dopo il primo anno di vita». Talvolta, la patologia insorge in fase prenatale «In questo caso il bambino nasce col linfedema già fibrotico, ossia duro, proprio perché ha avuto il tempo di evolvere in questo senso durante la gravidanza».

Quello secondario può manifestarsi invece dopo un intervento chirurgico, a volte a distanza di tempo. «È una condizione tipica del mondo occidentale: un’operazione con ablazione dei linfonodi per un tumore della mammella, dell'utero, delle ovaie, della prostata o nel melanoma crea un ostacolo al ritorno linfatico predisponendo il paziente allo sviluppo del linfedema – sottolinea Zolesio – a volte ci si accorge che qualcosa non va sentendo troppo stretta una manica della camicia o una scarpa se il problema riguarda piedi e gambe». Ma le cause possono essere altre: «In alcuni paesi dell’Africa centrale, dell’India, del Pakistan e della Thailandia, è presente la filariosi, una malattia causata da un parassita che nelle forme larvali adulte ostruisce i collettori linfatici più grossi provocando delle elefantiasi mostruose».

Secondo gli ultimi dati dell’OMS, l’incidenza del linfedema nel mondo è di quasi 300 milioni di casi, in Italia i pazienti sarebbero circa 350mila con prevalenza del linfedema secondario (58%) correlato alle malattie oncologiche. «Ragionando sui dati nazionali si può calcolare che in Sardegna i malati siano circa 9.000 – aggiunge Zolesio - per una cura efficace, è decisiva la tempestività nella diagnosi anche per evitare che una fibrosi si trasformi in elefantiasi».

La malattia è cronica ma, con le cure adatte, il paziente può avere una vita più o meno normale. I trattamenti più validi si basano su protocolli terapeutici che migliorano il drenaggio della linfa: bendaggio linfologico multistrato, linfodrenaggio manuale, cura e igiene della cute e attività fisica sotto bendaggio danno risultati interessanti. Ma è opportuno seguire anche un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano per evitare l’accumulo di grassi. La diagnosi precoce e l’immediata presa in carico del paziente possono fare la differenza. Ecco perché la LILT – Lega Italiana per la lotta contro i tumori - ha avviato uno screening gratuito del linfedema post-chirurgico oncologico.

«L’iniziativa – conclude Zolesio – è finalizzata a riconoscere i primi segni della malattia per intervenire prima che degeneri. Medici-specialisti qualificati saranno a disposizione, un lunedì al mese, presso gli ambulatori LILT di Cagliari, in via Machiavelli 47. Basta una prenotazione al numero 070/495558».
Carla Zizi

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