Una malattia permanente dell’epidermide - dunque cronica - e attualmente non guaribile, anche se sono disponibili alcune cure per controllare in maniera efficace i disturbi che provoca. Si tratta della psoriasi, che generalmente insorge tra i 15 e i 35 anni di età e riguarda, in maniera trasversale, sia maschi sia femmine. Recenti stime raccontano che circa un milione e 500mila italiani ne soffrono, cioè il 2,8% della popolazione.

La psoriasi si manifesta con delle placche eritematose ricoperte da squame di colorito grigio-argenteo che, in alcuni casi, possono provocare prurito. Le placche solitamente interessano le aree dei gomiti, delle ginocchia, del cuoio capelluto, delle mani e dei piedi, provocandone un ispessimento. Le cause di questa patologia non sono del tutto note, ma è certo che i soggetti che ne soffrono presentano una predisposizione genetica; in queste persone, la patologia si scatena a seguito dell’interazione fra il sistema immunitario dell’organismo e fattori ambientali. In risposta a questi ultimi, in condizioni normali il sistema di difesa dell’organismo reagisce producendo sostanze che facilitano la riparazione del danno cutaneo. Nei soggetti predisposti, questo meccanismo avviene troppo velocemente: 
le cellule della pelle quindi si riproducono troppo velocemente, portando alla formazione di placche eritemato-squamose.

Questa patologia ha un andamento ciclico durante il quale i periodi in cui i disturbi sono più lievi o assenti si alternano a periodi nei quali essi sono più intensi; questo è ovviamente un aspetto totalmente soggettivo, così come la gravità dell’irritazione, che in alcuni casi incide sulla qualità della vita in modo significativo.

L’artrite psoriasica

Tra le varie manifestazioni della psoriasi troviamo l’artrite psoriasica, malattia infiammatoria a carico delle articolazioni. In oltre l’80% dei soggetti che ne soffrono, sorge in concomitanza con la psoriasi cutanea, che però avviene prima dell’interessamento articolare; nella residua percentuale, le persone non presentano alcuna manifestazione a livello della pelle. L’età dell’esordio di questa specifica patologia oscilla tra i 30 e i 50 anni, anche in questo caso senza particolare distinzione tra i sessi. L’artropatia di norma colpisce lo scheletro assiale oppure le entesi: nel primo caso, vengono interessati il cranio e le ossa associate, oltre alla colonna vertebrale, le costole e lo sterno; nel secondo caso, invece, viene coinvolta l’inserzione dal tendine all’osso. Recenti studi hanno evidenziato che ogni anno si registrano circa 3.600 nuove diagnosi; 
a essere interessati da quest’infiammazione sono anche i soggetti che non soffrono direttamente di psoriasi ma che hanno un parente di primo grado che ne è affetto.

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Pomate, gel e terme per prurito e squame

La psoriasi è una malattia genetica che provoca un’infiammazione cronica della pelle; affinché si attivi, in molti casi occorre però un fattore scatenante. Per esempio, un trauma fisico (taglio, graffio, morso di animale, insolazione o l’applicazione definitiva di un tatuaggio) oppure un’infezione cutanea. Incidono anche lo stress, l’abuso di alcol e di nicotina, oltre che l’assunzione di alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei.

Le tipologie della malattia

Nell’80% dei casi, i pazienti manifestano la cosiddetta psoriasi volgare, quella più diffusa e nota che si presenta con pelle più spessa e a squame in zone specifiche del corpo: mani, piedi, gomiti, cute.

Nei bambini e negli adolescenti (di solito sino ai 15 anni d’età) si manifesta in particolare la forma guttata della patologia: in questo caso, sul torace e sugli arti si presentano chiazze di piccole dimensioni. 
Di norma, la psoriasi guttata compare a seguito di un’infezione delle vie aeree determinata dallo streptococco, il quale causa mal di gola o tonsillite. Se le macchie hanno invece un aspetto rosso e liscio e la desquamazione è lieve (o addirittura assente), si è di fronte alla psoriasi inversa che colpisce soprattutto le pieghe cutanee come ascelle, inguine, natiche e la zona sotto il seno femminile. Una situazione, questa, che peggiora nelle persone sovrappeso e nei momenti di forte sudorazione.

Una forma tanto rara quanto grave è la psoriasi pustolosa, caratterizzata appunto dalla presenza di pustole con pus e circondate da pelle arrossata. Anche la psoriasi eritrodermica è una forma rara: in questo caso interessa tutta la superficie del corpo, a eccezione di piccole parti che non vengono colpite, provocando bruciore o prurito e la perdita di liquidi corporei, fino a sfociare in disidratazione e malnutrizione. Quella palmoplantare è invece la forma di psoriasi che riguarda nello specifico il palmo delle mani e le piante dei piedi, con pustole che, seccandosi, assumono un colore tendente al bruno e successivamente si desquamano.

La diagnosi e le diverse terapie

La diagnosi della psoriasi può essere già stabilita dal medico curante, in considerazione delle zone ispessite della pelle che vengono visionate. A questo consulto segue però sempre una visita dermatologica per escludere altre tipologie di malattie della cute. In alcuni casi, se lo ritiene opportuno lo specialista può richiedere l’esame istologico di alcuni campioni di tessuto cutaneo. Le cure variano a seconda della gravità della patologia e delle zone interessate. 
I medici tendono a suddividerle in quattro classificazioni: topiche, fototerapiche, sistemiche e terapie naturali. Le prime prevedono l’applicazione di creme e pomate da applicare direttamente sulla pelle sia per lenire l’infiammazione sia per rimuovere le squame, mentre con le seconde il soggetto è chiamato a sottoporsi a sedute di radiazioni ultraviolette a banda stretta. Con le terapie sistemiche vengono somministrati dei farmaci o per via orale o per iniezione, che hanno una forte capacità immunosoppressiva e antinfiammatoria. Infine, le cure idrotermali rappresentano la modalità definita naturale di curare la psoriasi, modalità spesso associata alla fototerapia. Solitamente, la balneoterapia viene indicata solo per le forme lievi di psoriasi e non per quelle più gravi e intense.

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La giornata mondiale: fondamentale sensibilizzare

Sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare l’accesso alle cure. Questi i due obiettivi principali della Giornata mondiale della Psoriasi, nata nel 2004 per volontà dell’Oms in collaborazione con la International federation of Psoriasis Associations (l’Ifpa). Il 29 ottobre di ogni anno, medici e specialisti - dermatologi, reumatologi e professionisti della salute mentale - si ritrovano per confrontarsi sulle sfide e i progressi nella gestione della patologia, promuovendo una maggiore comprensione di quest’ultima anche nei pazienti stessi. 
La psoriasi non ha ripercussioni solo sulla salute fisica del paziente, ma anche su quella psichica. Per il 75% delle persone che ne sono affette, essa provoca un’insoddisfazione del proprio aspetto fisico; nel 54% dei casi, essa è anche la causa di forme depressive. La visibilità delle lesioni cutanee provoca disagio e imbarazzo in chi è affetto da psoriasi, inducendolo a chiudersi in se stesso evitando il contatto con gli altri se non strettamente necessario come, per esempio, per quanto riguarda il lavoro. A proposito dell’ambito lavorativo, esso può essere minato dai sintomi (bruciore, dolore, prurito) della malattia che incidono in maniera negativa sulla concentrazione e produttività del dipendente. Uno status che condiziona i rapporti interpersonali e anche quelli di coppia. La Giornata mondiale della Psoriasi che si celebra ogni 29 ottobre serve, infine, anche per evidenziare che questa patologia non è trasmissibile da persona a persona e che è fondamentale evitare qualsiasi forma di giudizio o discriminazione nei confronti delle persone affette dalla malattia.

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