«Arriva l’estate e ritorna il pericolo dei morsi di zecca», sottolinea il dottor Goffredo Angioni, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Ss. Trinità di Cagliari: «Le zecche sono artropodi diffusi in tutto il mondo; se ne conoscono circa 900 specie di cui 36 presenti in Italia. Le più diffuse e rilevanti da un punto di vista sanitario, sia in Italia che in Europa, sono Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane) ed Ixodes ricinus (la zecca dei boschi), capaci di trasmettere in seguito al morso, rispettivamente, gli agenti responsabili della febbre bottonosa e di una forma di encefalite. In Sardegna sono sono molto più frequenti le zecche dei cani, tipicamente di forma ovale, lunghe, a digiuno, circa 3 mm e larghe circa 1,5 mm, con uno scudo dorsale ricco di grosse punteggiature».

«Strettamente associata al cane», prosegue Angioni, «con un clima favorevole può avere come ospiti anche equini, caprini, ovini e bovini che frequentano l’habitat in cui vive il cane. Anche l’uomo può essere parassitato, ma ciò accade accidentalmente. La zecca del cane vive bene anche all’aperto e se il cane è libero di muoversi dissemina zecche nelle aree pubbliche, nei parchi, nei giardini formando delle nicchie ecologiche idonee allo sviluppo delle larve e che, in condizioni di assenza dell’ospite, rappresentano il maggior rischio per l’uomo. Le zecche generalmente si trovano sull’estremità delle piante erbacee o dei cespugli aspettando il passaggio di un animale al quale aggrapparsi (uomo incluso) e vi si insediano conficcando il rostro nella pelle cominciando a succhiarne il sangue. La puntura è generalmente indolore perché viene inoculata nell’ospite una certa quantità di saliva che contiene principi anestetici. Di solito rimangono attaccate all’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente».

«In generale», aggiunge il medico, «è consigliato indossare abiti chiari (ne rendono più facile l’individuazione) coprire le estremità, usare pantaloni lunghi, calze chiare e preferibilmente un cappello; evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta; al termine di un’escursione, effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti. Esistono repellenti cutanei che possono aiutare a tenerle lontane, da utilizzare sulle parti scoperte del corpo e anche sulle scarpe e sulla parte bassa dei vestiti. Trattare sempre gli animali domestici (cani) con appositi prodotti contro le zecche, soprattutto prima di un’escursione. Se individuate sulla pelle, le zecche vanno subito rimosse perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Solo dopo alcune ore nelle quali è saldamente ancorata per alimentarsi, la zecca rigurgita parte del pasto e potrebbe inoculare nel sangue dell’ospite eventuali patogeni».

Luca Mirarchi

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