Tra i patiti della crioterapia spiccano Madonna e Cristiano Ronaldo. Ma lungi dall’essere una moda per “vip”, la terapia del freddo, che affonda le radici nella metà del XIX secolo, si inserisce a pieno titolo tra i nuovi metodi di cura medica ed estetica.

Rivolgendosi anche ai comuni mortali. «Il nostro cliente tipo è lo sportivo, ma i benefeci della crioterapia sono ad ampio raggio», assicura Manuela Pili, socia, amministratrice delegata e clinic manager di The Longevity Suite Olbia. «Si va dal miglioramento della performance sportiva e dalla riduzione del tempo di recupero dopo un allenamento al calo del peso corporeo: con l’abbassamento della temperatura si perdono fino a 500 kcal a seduta. Il freddo esercita inoltre una potente azione anti infiammatoria, attenuando tendinopatie e artropatie e agendo su contratture e dolore, mentre sul piano estetico dopo il trattamento la pelle risulta più morbida ed elastica, perché il freddo stimola il collagene, e, agendo sulle endorfine, migliora umore e ciclo sonno-veglia». Risultati che possono essere ottenuti in pochi minuti all’interno della cryosuite total body del centro anti age olbiese, dedito al benessere della persona con programmi mirati di alimentazione e percorsi personalizzati.

Nella crio, però, l’ostacolo “mentale” (perché poi ci si adatta) è la temperatura. «In cabina si raggiungono i -87 gradi: il tempo di permanenza va dai 3 ai 5 minuti, ma qualcuno esce prima», spiega la manager di The Longevity Suite, che in Sardegna ha sedi anche a Porto Cervo e Porto Rotondo. «Poi, ci sono persone che sarebbe meglio la evitassero, per questo un accurato check-up è il primo step al quale sottoponiamo il cliente: il nostro staff», aggiunge Pili, «comprende nutrizioniste e un fisiatra, ma anche un cardiologo». La parola al medico. In questo caso, Alessandro Boi. «Non ci sono controindicazioni assolute alla crioterapia, ma la escluderei per gli intolleranti al freddo, per chi soffre di insufficienza venosa importante, patologie cardiologiche e tumorali in acuto che non sanno di avere, problematiche renali ed epatiche, diabetici, donne in gravidanza e in allattamento nei primi 3 mesi e under 16: per questo esiste il consenso informato», interviene lo specialista, responsabile sanitario della Dinamo Sassari.

«I benefici, però, ci sono e sono reali, tanto che è difficile che una società sportiva di Serie A, di calcio come di pallacanestro, non ricorra alla crioterapia». Ronaldo insegna. «Molti atleti d’élite ricorrono al trattamento total body e alla cabina criogenica: stiamo parlando di macchinari che esistono da 40 anni, e che hanno sostituito le vasche con i cubetti di ghiaccio che provocavano delle ustioni devastanti. All’interno, attraverso la vaporizzazione dell’azoto liquido, viene sparata aria fredda, fino a -150 gradi, che in ambito sportivo aiuta il recupero funzionale, in ambito patologico quello fisiatrico e ortopedico, agendo sullo stato infiammatorio, ma anche dermatologico, mentre a livello nutrizionale stimola fino a sette volte il metabolismo basale: una seduta di crioterapia corrisponde a una seduta di allenamento». Date le temperature, all’interno della macchina le estremità del corpo sono protette. «Nella criosauna la testa rimane fuori, mentre in cabina genitali, seno, mani e piedi vengono coperti», sottolinea Boi, che ha studi a Sestu, Porto Torres, Arzachena, Norbello e al Forte Village di Santa Margherita di Pula.

«Poi, c’è la criolipolisi, che è l’applicazione settoriale del ghiaccio con manipoli, un trattamento estetico locale su adiposità localizzate per combattere il grasso sull’addome, nel sottobraccio e nel sottomento e le culotte de cheval. Quanto agli effetti, dipende da come viene somministrata», conclude il medico. «Se è continuativa i benefici si prolungano nel tempo, altrimenti si sfrutta il potere endorfinico per quanto dura: anche per questo dopo una seduta, proprio per sfruttare il potenziale della stimolazione endorfinica, consiglio l’attività fisica».

Ilenia Giagnoni

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